“No, Signore… chi te l’ha detto!?”
“Come chi me lo ha detto?… E prima hai voluto la dottoressa, adesso vuoi il malato… E tu sei incontentabile, figlio mio!”
“Come mi hai chiamato?” Chiese raggiante l’Uomo…
“Non ti montare la testa, era solo un modo di dire. E il malato… non te lo faccio! Anche perché, dopo, chissà che altro vorrai!”
E, sedutosi sulla solita nuvoletta rosa, se ne ripartì. Ma non aveva fatto molta strada che… le urla dei due lo costrinsero a tornare indietro.
“Ti ho detto spogliati!” gridava l’Uomo… “Ti devo visitare!”…
“Spogliati tu!” ribatteva la donna…“Anch’io ti devo visitare! Che ti pare che tu solo sei medico?”
“Quanto sono strani!” Pensò il Signore, “Ancora non si sono presentati, ancora non si conoscono, e già si prendono a mazzate!” Poi, scendendo dalla nuvoletta un tantinello infumato: “Ma si può sapere perché urlate così tanto?”
“Non vuole fare il malato!” Si affrettò a dire l’Uomo, indicando la donna…
“Perché dovrei essere io fare il malato, èh!? Fallo tu! Io sono medico quanto te!
“Ma si può sapere che ci dovete fare con questo benedetto malato?”
“Siamo medici, e lo dobbiamo curare!” Rispose il dottore, “Così faremo del bene al prossimo e trascorreremo meglio le nostre giornate!”
“Ma… ma… non sarebbe meglio, invece, se vi metteste belli distesi su quel morbido giaciglio di foglie e…?” (E, avendo pudore, completò il consiglio con dei gesti eloquenti) “Eh ?…Vi accorgereste che non ci sarebbe modo migliore per trascorrrere le vostre giornate!”.
Loro però non capirono, in questo sarebbe stata più efficace la spiegazione del Serpente, qualche tempo dopo… e così…
“No Signore!… E che ci mettiamo a fare distesi? Io, poi, ho dormito fino ad ora… e che sto sempre a dormire!?”… si lamentò il dottore…
“No no, vogliamo solo un malato, uno che non stia tanto bene in salute, poi ci penseremo noi a farlo tornare più sano di prima”, disse a sua volta la dottoressa…
“Ah!? Non è che poi… se non ce la fate… cominciate a supplicarmi… di guarirlo al posto vostro?… No, perché… io… in questo periodo… tengo ancora tanto da fare… e non vorrei…!…”
“No, no, stai tranquillo, ci penseremo noi!”
“E va bene”, disse rassegnato il Signore “Se ci penserete voi a metterlo a posto, ve lo faccio subito subito”. E, detto fatto, creò il malato.
Il poveretto non aveva un bell’aspetto, era pieno di acciacchi e a stento si reggeva in piedi. Ma appena vide i due medici, (Un malato riconosce sempre un medico!) cominciò a correre forsennatamente intorno intorno ad un enorme Baobab che si era miracolosamente salvato dalla furia distruttrice dell’Ippopotamo, strillando a più non posso: “Aiuto! Aiuto!”
I due medici, tuttavia, erano troppo eccitati e non vedevano l’ora di mettere a frutto le loro conoscenze nell’arte medica; Lo raggiunsero in un battibaleno e, tenendolo stretto, cominciarono a spogliarlo; non senza difficoltà, però, perché la resistenza opposta dal malato era molto più forte di quanto lasciasse immaginare la sua condizione fisica e, forse, non ci sarebbero nemmeno riusciti se non fosse intervenuto di nuovo il Signore.
“Dai!”, disse al malato, “Non aver paura: vogliono solo visitarti. Vedrai che alla fine ti guariranno!”
“Umh? E tu ci credi mio Signore!? Quà è già pericoloso quando ti visita un dottore soltanto, figuriamoci se si mettono in due: Chissà questi come mi combinano!” Ma, poiché il Signore, anziché rispondergli, lo fissava con uno sguardo severo, il povero malato si arrese, sospirando: “Se è questo che vuoi … sia fatta la Tua Volontà”.
“Ah, finalmente! Speriamo che dopo di questo non mi chiamino più!” Pensò tra sé il Signore… Veramente, per un attimo, pensò pure “Ma chi me l’ha fatto fare!? Ma come ci ho pensato!?” Ma fu solo il pensiero di un attimo, che subito cancellò. Dopo di ché si allontanò sulla solita nuvoletta rosa, che, nel frattempo, stanca delle continue attese, si era un pochettino incupita.
La visita fu pertinente e scrupolosa, e la diagnosi esatta. Ma, al momento di ordinargli le medicine, si accorsero di non avere la penna per prescriverle né, tantomeno, il ricettario. Si accorsero anche della mancanza di una Farmacia e del Farmacista, nonché di chi fabbricasse i medicinali. Insomma, per essere brevi, il Signore dovette intervenire tante, ma tante di quelle volte che, alla fine, crea questo, crea quello, crea quest’altro, crea quell’altro, creò tutta l’umanità, con la sua miriade di mestieri e professioni. E, quando finalmente ebbe finito e si apprestava godersi il meritato riposo, scoppiò una mezza rivoluzione.
“Sei stato ingiusto!…gli urlavano gli scontenti (quasi tutti) “Perché, se siamo tutti tuoi figli, non ci hai trattati alla stessa maniera… èh?”
“Ma perché non potevo farvi tutti medici o tutti avvocati, oppure ingegneri; Così come non avrei potuto crearvi tutti imbianchini, o calzolai, o muratori!… Non avrebbe avuto senso. La vita è movimento, e il movimento è creato dalla diversità!”
“E proprio non si poteva realizzare una Vita creata da un movimento di uguaglianza?” Sospirò timidamente una flebile vocina…
“No!” Rispose secco il Signore… “C’è una cosa, però, che vi rende tutti uguali, ed è la Dignità con la quale ho plasmato le vostre anime. Essa è patrimonio comune, sia di chi compie il lavoro più umile, sia di chi svolge la professione più illustre. Non scambiatela con niente, perché non c’è niente al mondo, che si avvicini nemmeno lontanamente al suo Valore. E rispettate sempre la Dignità di chi vi circonda: Essa è della stessa Natura e Valore della vostra. Solo se osserverete questo semplice Principio, indipendentemente dal ruolo che rivestirete nella Società, potrete vivere tutti nella più grande armonia!”
Detto questo inforcò una nuova nuvoletta, quella di prima, infatti, ulteriormente innervosita dalle continue attese, si era sciolta in una pioggia brusca e torrenziale, si tappò le orecchie con due batuffoli di cotone procuratosi per l’occasione, e si allontanò definitivamente, ripromettendosi in cuor suo che mai più avrebbe creato qualcosa trovandosi in preda alla benché minima stanchezza! “E che miseria!: C’aveva messo meno tempo a finire l’Infinito, che a creare l’Umanità in tutte le sue sfaccettature!”
Come?… Volete sapere come si fa a finire una cosa infinita come l’Infinito?… E io che ne so? Lo volete sapere proprio da me?… Non saprei che dirvi!… Io sono come voi… E l’Infinito è un concetto che le nostre menti non riescono ad immaginare nemmeno lontanamente…
Quello che vi posso dire invece, è che, all’inzio, tutti gli esseri umani interpretarono il ruolo che era stato loro affidato, con la massima correttezza, nel rispetto della propria e dell’altrui dignità; E vi fu sulla terra un meraviglioso periodo di Pace … e di Serenità tra gli Uomini…
Col passare del tempo, però, ogni individuo, qualunque fosse la sua condizione sociale, ha cominciato a vivere con grande sofferenza il proprio ruolo, non dimostrandosi mai soddisfatto, né di quello che era, né di quello che aveva; E per cercare di diventare più di quello che era, e che mai avrebbe potuto essere, e accrescere ulteriormente quello che aveva, non ha fatto che barattare la propria e l’altrui dignità con le cose più futili…
…. E ancora continua…. …!…
Raffaele Cecere