I gatti di Camilla

Quando Camilla aveva nove anni trascorse un’estate a casa della nonna, a Poppi. Camilla era molto felice perché viveva in una grande città e non vedeva mai né la nonna né il nonno.
Quando la bambina arrivò, la nonna l’abbracciò stretta stretta e la portò a vedere la sua camera.
“Questa stanza era della tua mamma quando aveva la tua età.” le disse seriamente. “E’ una stanza speciale: se prima di dormire esprimi un desiderio, dopo tre notti si avvererà. Devi solo ripeterlo ogni sera prima di addormentarti.”
Camilla credette subito a quello che le aveva detto la nonna, perché sapeva che non diceva mai bugie.

Quella sera, dopo essersi lavata i denti, si stese nel suo bel letto che sapeva di pulito e, guardando il soffitto, desiderò con tutte le sue forze di avere un gatto.
Era sempre stato il suo sogno, ma suo padre era allergico, quindi non lo aveva mai potuto realizzare.
Passò una giorno e la sera successiva espresse ancora il desiderio.
Questa volta si immaginò come voleva che fosse il suo gatto. Voleva una gatta nera con gli occhi verdi.
La terza notte diede un nome al gatto: Luna. Proprio in quel momento vide un’ombra alla finestra. 
Un po’ si spaventò, ma Camilla era una bambina coraggiosa e si alzò in punta di piedi per andare a vedere cosa stava succedendo.
Fuori era già buio, ma una grande luna d’argento rendeva la notte ancora più magica. Poi, un’ombra scura saltò sul suo davanzale e…
Meraviglia! Era proprio Luna, la gatta che aveva tanto sognato.
Camilla aprì la finestra e la gatta, era certa che fosse proprio Luna, entrò nella stanza e le fece tante fusa. Con il suo naso appuntito le diede tanti colpetti sulla mano e la sua lunga coda le solleticò il viso.
La bambina era così felice che avrebbe fatto le capriole.
Coccolò la gatta e le disse tante belle parole, la portò sul suo letto e l’accarezzò a lungo. Camilla provò a farla stendere accanto a lei perché voleva che la gatta dormisse con lei nel suo letto.
Però Luna non voleva.
La gatta le leccava le dita e la invitava a uscire dalla finestra.
Camilla era confusa, ma se Luna le diceva di affacciarsi doveva proprio farlo.
Luna saltò sul davanzale e giù nel buio. Camilla non ci pensò due volte: prese la sua giacca, un cartone di latte e seguì Luna nel giardino.

Luna camminava aggraziata davanti a lei, se la bambina si fermava, la gatta la aspettava.
La portò in un angolo del giardino che non aveva mai visto. Per arrivarci Camilla si dovette inginocchiare e passare sotto un grande cespuglio di ortensie. Si graffiò un po’ le ginocchia, ma ne valeva la pena. Tutto sembrava una meravigliosa avventura.

Dall’altra parte Luna l’aspettava seduta e con lei c’erano tanti gatti!
E quanti erano!
Camilla non poteva crederci.
C’erano gatti bianchi, neri, piccoli e grandi e non riusciva nemmeno a contarli.
La bambina incantata da quello spettacolo, si sedette e subito un micino rosso le si avvicinò. Camilla lo guardò con attenzione e scoprì che era tutto sporco di fango.
Lo prese tra le braccia e con i fazzolettini che portava sempre nella tasca della giacca lo ripulì ben bene.
“Ecco ora sei bellissimo.” gli dosse grattandogli il mento.
Il gattino rosso le leccò la mano e le fece tante fusa e Camilla fu felice di averlo fatto star bene.
Ben presto si rese conto che anche gli altri gattini avevano bisogno del suo aiuto: alcuni erano tutti sporchi e bagnati, altri avevano la coda rotta, o una zampa che non funzionava bene.

Camilla si mise subito al lavoro e li curò tutti, perché aveva buon cuore ed era coraggiosa.
Asciugò con i fazzolettini i gattini bagnati, coccolò i gatti che si erano fatti male alla coda e con i bastoncini dell’ortensia fece delle stecche alle gambe rotte dei gatti che restavano.
Alla fine la luna era alta in cielo.
La torre del castello di Poppi sembrava spezzarla in due.
A quel punto tutti i gatti che aveva aiutato fecero una cosa strana: le si misero intorno seduti a guardarla, poi fecero le fusa tutti assieme.
Era così bello da sentire, quel grazie felino che Camilla si mise a piangere.
E poi… e poi avvenne la cosa più strana del mondo. I gatti si prepararono per fare un salto, come se volessero salire sul davanzale, invece volarono via uno dopo l’altro, su, su, verso la grande luna bianca.
Leggeri e felici salirono su verso il cielo diventando via via sempre più pallidi.

Luna allora le saltò in grembo e la guardò negli occhi. Per un attimo Camilla fu certa di averle sentito dire “grazie”.

Camilla non dimenticò mai quella magica notte, la notte in cui aiutò con il suo amore tanti gatti abbandonati a tornare sulla luna, il vero regno dei gatti.

Questa favola è stata scritta per aiutare i gatti randagi del Casentino
http://canilicasentino.blogspot.it/

I gatti di Camilla ultima modifica: 2013-01-29T09:00:10+01:00 da Chiara Barbagli

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