Insomma, il grigio era stato a lungo il colore delle mie emozioni perché, ora lo so, era il colore della mia paura. Fucsia era quello della mia fatica; sì, tanta fatica, per fare tutto, qualsiasi cosa. Salire un gradino era come scalare una montagna e non è un modo di dire ma era vero davvero. Gocce di sudore imperlavano la mia faccia e la mia schiena ogni volta che il mio cammino era sbarrato dagli ostacoli creati dall’uomo; la natura è più misericordiosa!
Non voglio riproporre esperienze che il signor Swift nei panni di Gulliver ha saputo narrare a dovere, cioè di incontri ravvicinati con animali detti domestici ma per me paragonabili a bisonti.
E poi c’era la rabbia, quella sì che era rossa.
Quando mi arrabbiavo perché i miei sforzi erano stati completamente vanificati, allora sì; in un primo momento il colore era rosso porpora, ma poi piano piano sfumava nelle diverse gradazioni dell’arancio. Non sempre stava solo sbollendo, come si dice, stava trasformandosi in delusione, insoddisfazione, scontentezza, e non c’è emozione peggiore perché ti blocca e non vai più da nessuna parte. È così terribile che non ha nemmeno un colore. Ora so che quando non vedo colori è perché devo uscire dall’insoddisfazione e dalla scontentezza.
Dicono che il colore dell’emozione amore sia il rosso come la rabbia, ma guardandomi dentro, le poche volte che posso dire di essere stato innamorato, il mio colore è stato blu. Un blu forte e intenso, quasi notte. La prima lei che mi ha scatenato l’emozione blu mi era sembrata già alla prima occhiata bellissima, morbida e sensuale. Mi era scattato subito il meccanismo dell’incollo, nel senso dell’incolliamoci un po’, ma poi mentre mi avvicinavo a lei sentivo le membra irrigidirsi, i passi farsi pesanti e un gelo lieve farsi strada nel mio corpo.
-Facciamo una dormitina insieme?- La mia frase per rompere il ghiaccio che funzionava sempre, perché voglio essere chiaro con le parole e non voglio che si generino sospetti, non usciva fluida come le altre volte dalle mie labbra. E poi lei mi fulminò con lo sguardo e una scarica elettrica mi attraversò dagli occhi fino ai piedi e intanto tutto si colorava di blu: blu i suoi occhi, blu i capelli, blu il corpo flessuoso, blu anche io fuori e dentro.
-Troppo esplicito bello, torna quando avrai trovato…- trovato cosa? ma il mio cervello non registrava quello che le orecchie avevano confusamente captato tanto ero perso e annegato dentro il blu. Era evidente, glielo si leggeva chiaramente dentro quei suoi occhi, che non aveva apprezzato. Eppure per lei avevo provato un’emozione che non conoscevo e che lei non aveva saputo vedere, forse perché era blu e non rossa?
Avevo capito che se le emozioni non sono del colore giusto, rischi di stare male. Ma le uniche donne blu della mia vita sono blu ancora; c’è un errore o le emozioni non sono per ciascuno di noi sempre e solo del medesimo colore? Per esserne certo potrei chiedere -e tu di che colore sei ora? – e appuntarlo nel calepino della memoria.
A guardare ho imparato molto, ma ho anche capito che spesso non basta. Bisogna capire dove vanno a finire, nel senso che ci vorrebbe un archivio dove inventariare tutte le “cose” che abbiamo guardato affacciati alla finestra degli occhi e i colori delle emozioni che abbiamo visto con gli occhi di dentro, ma secondo me ancora non basta: è sufficiente un ordine alfabetico per sistemarle e ritrovarle quando ci servono, come le parole dentro un dizionario? Meglio catalogarle e archiviarle per tematiche? Oppure occorrerebbe inventariarle in base a come ci hanno coinvolto? E se fossimo stati distratti, ricorderemmo fino a qual punto ci hanno scalfito, sfiorato o cambiato? Sono arrivato alla conclusione che se siamo come siamo è tutta colpa della nostra Segretaria, una bizzarrona disordinata, non si sa mai come archivia e i fascicoli sono spesso senza etichetta; mentre cerchi una cosa, ecco che inaspettatamente ne salta fuori un’altra che non sapevi quasi esistesse, te ne eri proprio dimenticato! E invece eccola lì, fresca fresca, come appena acquistata al mercato e con un’emozione più nuova da trasmettere.
Dentro siamo un fascio di emozioni, ma ciascuno le colora a suo modo o ne preferisce alcune ad altre; anche gli altri umani sono pieni di colori e sfumature che volendo potremmo guardare per venirne a conoscenza o magari scambiarcele o copiare quelle che ci sono piaciute per i colori amabili ma anche divertenti o gentili o spiritosi…Ma sarà con la Segreteria che dovremo fare i conti e non sempre sarà facile e non sempre torneranno.