Il titolo è Guida manuale di Firenze e de’ suoi contorni, l’editore ha un nome noto, Francesco Pineider, l’anno di edizione è il 1906, il costo 1 lira. All’interno, su carta patinata e colorata, alcune pubblicità di esercenti privati colpiscono per l’uso dei termini come Lung’Arno, ancora apostrofato o per l’indicazione, solo in poche, del numero di telefono composto spesso di sole tre cifre. Segue quindi una prima parte indicata con Piccola guida commerciale dove scopriamo che a Firenze ci sono più alberghi e ristoranti e pensioni e teatri che librerie o caffè o pasticcerie; in questa sezione, in rigoroso ordine alfabetico, appare una voce oggi insolita, Pittori nella quale spicca Fattori prof Giovanni, via Cavour 72, lui, proprio lui, il grande macchiaiolo.
Nella parte seconda, intitolata Cose utili a sapersi, scopriamo che di cinematografi a Firenze ce ne sono solo due, senza nome, uno in Piazza Vittorio Emanuele ( oggi della Repubblica ) e uno in via de’ Pecori, ma ci sono molti Circoli i cui nomi indicano la professione degli associati: Artistico, Associazione Generale fra gli Impiegati Civili, il Casino Borghesi; anche un Florence club, Militare e il Circolo Unione.
Lunghissima la lista dei consolati tra cui quello dell’Impero Austro-Ungarico in viale Principessa Margherita (l’attuale Spartaco Lavagnini) storicamente datato nel suo appellativo; oppure della Repubblica del Chilì l’attuale Cile, in piazza d’Azeglio. Lungo anche l’elenco dei luoghi di culto diversi: la chiesa episcopale, quella evangelica, russa, israelitica e valdese che testimoniano una città aperta e tollerante, come dimostra anche il vecchio cimitero svizzero, indicato dalla guida come dismesso, in piazza Donatello, più conosciuto oggi come cimitero degli inglesi per il congruo numero di personaggi illustri ed artisti di quel paese che hanno trovato lì la loro ultima dimora. Era nato in realtà per ospitare i morti protestanti; la Chiesa Evangelica Riformata Svizzera aveva infatti acquistato nel 1827 un terreno fuori le mura, nella zona di Porta a’ Pinti, per rendere possibile la sepoltura delle spoglie dei non cattolici che prima di allora potevano essere sepolte solo a Livorno; ma il progetto dell’architetto Poggi nel 1865 operò notevoli cambiamenti a Firenze come Haussmann, maestro per tutte le altre capitali, aveva fatto ristrutturando Parigi: abbattute le mura e creati i viali di circonvallazione, la collocazione dell’antico cimitero diventò quanto mai centrale e cittadina; fu pertanto dismesso nel 1877.
Se continuiamo a scorrere le voci all’interno della sezione, troviamo elencati i mezzi di trasporto pubblici tra cui l’omnibus. Il servizio sembra efficiente e ben organizzato insieme a quello svolto dal tramway, scritto secondo l’abbreviazione dall’inglese tramway car e non in base alla spontanea fiorentinizzazione del termine in tranvai e tranvia; ricordiamo che Firenze fu proprio la prima città nel 1869 ad adottare questo mezzo di trasporto che la collegava con i centri limitrofi e con la periferia, a trazione elettrica. Curioso il modo di chiamare il biglietto detto di corrispondenza. Con 15 cent si potevano prendere due omnibus di linee diverse per un’ora complessiva di tempo; insieme ai fiacres o vetture di piazza svolgevano un efficace servizio urbano ed extraurbano. Sempre in rigoroso ordine alfabetico e senza alcun commento, troviamo di seguito la voce Pista automobilistica non precisata da alcuna ulteriore indicazione se non dell’indirizzo v. del Ponte alle Mosse, 8.
Una particolare sorpresa riserva lo spazio dedicato alle feste popolari. Oltre allo Scoppio del carro e alla festa di Giovanni Battista vengono annoverati festeggiamenti oggi in disuso. Mezza Quaresima (Le scale) si legge nella Guida In questo giorno le persone del volgo si dilettano a mandare a girare con pretesto plausibile per le vie della città un individuo facendogli portare una scala in braccio mentre i ragazzi attaccano con gli spilli scale fatte di carta alle sottane delle donne di servizio. Un bizzarro spirito boccaccesco animava questa antica festa che, più che la celebrazione di una ricorrenza religiosa, può essere annoverata tra le burle che il popolo fiorentino sapeva imbastire alle spalle dello sprovveduto Calandrino di turno.
Al medesimo spirito si richiama la festa indicata nella Guida, tra parentesi, Mandare a spasso i paperi per il 1 di Aprile; i paperi erano i poveri malcapitati che, caduti nella trappola burlesca, avrebbero, con pretesti combinati tra più persone coinvolte, girato inutilmente per la città, vittime dei burloni. Ma le sorprese continuano scoprendo che per la vigilia dell’Epifania i giovani fiorentini si divertivano a massacrare i timpani dei concittadini suonando trombette di vetro o ferro stagnato mentre il giorno di San Lorenzo era festeggiato con grandi scorpacciate di lasagne, pasta a larghi nastri, condita con cacio, burro e pomodoro, seguita da bistecche e cocomero; per l’occasione le botteghe dei fornai erano addobbate con pasta da minestra acconciata in modo ornamentale.
A queste prime due parti della Guida, segue quindi una terza, con i cenni storici, topografici ed altre indicazioni che ci forniscono tra l’altro alcuni dati interessanti: la popolazione cittadina ammontava a 210.000 abitanti dall’ultimo censimento datato febbraio 1900.