Epifania tra i miscredenti 2/2

Il feudatario si rivelò propenso a sottoscrivere l’accordo a condizione però che il messaggio predicato da Adahm, venisse censurato al pubblico. Le due parti suggellarono così il patto, nella formula auspicata dal regnante e il documento venne sigillato in uno scrigno custodito nelle segrete del palazzo principesco. Decorso il ciclone di angustie e nefandezze, la popolazione, nella sua integrità, innescò una prolifica politica di estensione coloniale e di sviluppo mercantile e nelle vie fluviali e nelle terre sottoposte a dominio. Il principe aggregò attorno a sé il consenso di validi guerrieri, operativi sul fronte di conquista e forgiati secondo i dettami del patriottismo, siglò un sodalizio con la limitrofa Sturova, a tutela dell’incolumità dei confini territoriali, in passato violati da incursioni barbare. Le gesta militari, tanto decantate, con zelo, dai musicanti, vennero trascritte negli annali di corte e trasmesse dai maestri ai discenti nelle sedi preposte.

La prosperità e la quiete adornarono il tessuto narrativo dei manoscritti, concernenti le dinamiche sociali e il popolo versava in uno stato di profonda beatitudine. Nell’epilogo di una spedizione sul fronte coloniale, il feudatario, si approcciò con un’avvenente donzella, discendente diretta della casata dei Rocher, un tempo egemone su Bratislava. I promessi coniugi fecero ritorno in patria e annunciarono la data delle nozze in un’udienza pubblica, contornata da un nutrito convivio e da giuochi folcloristici. In vista del matrimonio, il principe si appellò al sacerdote, il quale, in adempimento agli accordi pregressi, formalizzò il proprio assenso, in un atto ufficiale. Dopo i concitanti preparativi, ultimati con rigore e meticolosità, sopraggiunse il giorno. Le temperature glaciali si affievolirono, la sfera radiosa, intessuta nel cielo, disciolse abbondanti quantitativi di neve, riversati sulle abitazioni e nei campi. Il variopinto scorcio paesaggistico, in simbiosi con la natura, assunse i tratti di un quadro d’autore. Il santuario ospitò i numerosi convenuti e nell’atrio, adibito per la funzione, venne posizionato un maestoso altare, riecheggiante lo stemma della casata della nubile, in segno di riverenza e venerazione. Il maestro spirituale assunse le redini della cerimonia e si cimentò con una serie di riti mistici e propiziatori.

D’un tratto, tra lo sgomento generale dei presenti, il sacerdote si riversò a terra, in preda a un malore, lo stesso venne tempestivamente soccorso e rianimato. Improvvisamente una scia luminosa pervase l’abitacolo, i presenti rimasero folgorati dal bagliore estremo, promanante dal simulacro. L’accesso alla stanza della Sospensione Temporale era stato violato. I giovani Tobia Ruth e Daniele si appropinquarono alla dimensione metafisica, calamitati da un’energia mistica. Le percezioni sensoriali si contemperarono all’afflato sacro, l’ambiente circostante rifulse di luce. All’apogeo dello sbigottimento, il principe venne pervaso da un senso di conversione, assuefatto dalla manifestazione. Fu allora che si materializzò il verbo divino.. D’incanto l’intreccio si offuscò, la nitida visione apparve distorta, la dissolvenza avviluppò la sfera luminosa. Mi divincolai dalle grinfie del subconscio notturno, intanto le tenebre si acuirono.

In me si assestarono recondite reminiscenze, lacerate da un vacuo respiro.. Ancora fervido era il ricordo dei tre giovani , Tobia, Ruth e Daniele, pedine amorfe di un nichilismo millantato, del principe, avido di potere e restio al sacro e di un sommo maestro, depositario della verità assoluta.. La concezione meccanicistica degli eventi, scevra di ogni contaminazione religiosa, diveniva l’apoteosi del sapere e mirava a definire l’ordine cosmico. Equilibro reciso da una manifestazione a dir poco provvidenziale. Lo spettro della miscredenza, indi, si riverberava sulla mia psiche, galvanizzata da dubbi struggenti. Si profilava in me un turbinio di reticenze. Il senso intrinseco dell’esistenza, il mondo dell’impercettibile, la redenzione come baluardi della propria introspezione. Il disegno divino, animato dal soffio vitale, come principio vivificatore ed archetipo dello scibile umano. Un crogiolo di emozioni catalizzate dalla conoscenza empirica e rimesse al vaglio delle percezioni sensoriali. Il tutto decodificato dai processi cognitivi, fruibili tramite l’adesione a modelli sacri mediati dalla fede. Nella contingenza di una visione notturna, sedimentavano cosi frivole aporie, assunzioni aberranti quasi eretiche, postulate da un animo eversivo. Ormai la sfera luminosa si apprestava ad insorgere oltre la coltre di nubi, lasciando intravedere il tepore diurno. Disilluso, mi proiettai nuovamente nella quotidianità, traghettato dal sublime ricordo. La mente divagava tra fugaci pensieri in attesa del rintocco delle lancette.

 

 

 

Antonio Maria Pascarella

Epifania tra i miscredenti 2/2 ultima modifica: 2016-07-07T08:35:14+02:00 da Inviati dai lettori

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