Da tutto quello che ho detto finora, potreste pensare che il mio sia solo un invito a prendere il classico aereo al volo una volta all’aeroporto, di vedere dove vi porterà la vostra buona stella… niente di tutto questo, io voglio solo dirvi che dovete gettare i vostri occhi nel fango, fargli vedere le cose più rivoltanti, fargli vedere l’inferno dantesco, in modo che una volta che li ritroverete al fiume del purgatorio, lindi come non mai, li potrete usare per vedere le occasioni che ci circondano, occasioni che prima ignoravamo per pigrizia o per scarsa fiducia in se stessi, occasioni che magari potrebbero cambiare la nostra vita. Parlo così per esperienza? Certamente, non potrei sennò. Ho viaggiato in 4 continenti, in più di 10 paesi, ma dove ho scoperto qualcosa di veramente nuovo, stravolgente? A 200 km da casa mia.
Avete una macchina? Io vi direi di tenerla in garage. Prendere una bici, una moto: loro ti permettono di sentire il vento contro il tuo petto, aumentano la tua concentrazione. “ma così non ti concentri sul paesaggio…” SVEGLIA! È proprio quella concentrazione che ti fa immergere, che ti fa dimenticare da dove sei partito e dove stai andando, quello stato di incantamento consapevole, che ti fa vedere la strada e che allo stesso tempo ti rilassa portandoti come in un limbo dove tutte le ansie, stress e preoccupazioni accumulate fino ad allora spariscono. Non volete andare lontano? Camminate, correte. Molte persone senza nemmeno accorgersene vivono nello stesso posto senza mai esplorarne i dintorni, senza sapere che magari il negozio che cercavano si trovava a solo due passi.
Paura dell’aereo? Non arrendetevi, non fermatevi. Fate come Terzani: invece di preoccuparvi di raggiungere la destinazione, fate il viaggio, per terre che non avreste mai pensato di dover attraversare, che chissà, magari cambierà i vostri piani, magari vi porterà a una nuova vita. Un treno locale, un passaggio in autostop, lavorare come mozzo su una barca, perché no? Non importa essere troppo giovani, o vecchi, l’intraprendenza e uno sguardo lucido delle cose sono meglio di un milione di passepartout. Oggi siamo abituati a dire che un domani, faremo tante cose, cose che alla fine invece di avvicinarsi di anno in anno, si allontaneranno: se solo poteste guardare in basso, potreste vedere i vostri piedi camminare all’indietro, e non verso qualcosa di oscuro, ma verso un agio, una sorta di nido al di fuori del quale la vita degna di essere vissuta sembra solo una stella brillante nel cielo, che per quanto ingrandita col telescopio, rimane sempre là, imperturbabile, finché non arriva una nuvola a coprirla, gettandovi nel grigiore quotidiano È come stare sotto la cascata di una clessidra piena d’acqua, che piano piano si svuota dei secondi, dei giorni, dei decenni, goccia dopo goccia, travolgendovi, confondendovi e facendovi perdere il senso del tempo che in una vita bloccata manca d’importanza.
Forse non serve un gesto quotidiano, una chiamata, un amico… basta anche la giornata giusta, una nevicata improvvisa che dopo tanto tempo risveglia in voi dei sogni, una nevicata che vi riporta bambini, che vi fa sentire ancora quella dolcezza che a suo tempo aveva popolato i vostri occhi trasformando ogni oggetto in qualcosa di magico, degno di essere osservato, toccato, annusato anche per ore.
Un trauma, forte, spigoloso può entrare nella vita di tutti noi, dall’infanzia come nella vecchiaia, così opprimente che porta a chiudersi in se stessi: il viaggio diventa più spirituale che fisico, il mondo si distorce sotto forma di fosche figure, grottesche anche, che sembrano minacciarci. Scappiamo, urliamo, impazziamo, il viaggio si tinge di tinte scure, con fendenti rossi che squarciano l’oscurità come lame di dolore, un qualcosa che chi non l’ha provato difficilmente potrebbe capire. Non serve a niente cercare di comprenderlo, è qualcosa che ci percuote dal subconscio, che distorce negativamente l’esterno. A loro si contrappongono i sognatori.
I sognatori, strani esseri davvero, creature quasi magiche che con la loro fervida immaginazione riescono a cambiare il tempo e lo spazio. Un esempio lampante? Prendete Venezia, la prima cosa che immaginate è una città sul mare, quindi scintillante per via dei riflessi, caotica per i tanti turisti che si accalcano per vedere le calli più celate. Bene, una volta immaginato tutto ciò, fate il vuoto: il sognatore cancella tutti questi elementi, cancella la luce del sole, lui cammina di notte illuminato solo dalle pallide luci delle case e dai riflessi lunari sull’acqua, lui percepisce, sente quell’antico tempo che permea la materia, i mattoni, le tegole, i pozzi… lui prova un brivido ad ogni passo, sente che c’è qualcosa, qualcosa che sfugge al primo sguardo, qualcosa che sembra voler essere adulato affinché lo si possa vedere: l’anima della città, fatta da tutti coloro che sono passati, passano e passeranno, che lasciano un’impronta indelebile, anche se magari è solo casuale. Il sognatore la sente, cerca di impossessarsene: vuole provare sensazioni più forti, si spinge negli angoli più bui in cerca di un canale, uno scorcio particolare.
Alfredo Pulini Aram