Fugge dalle genti come l’eroe romantico che vuole sfruttare questa solitudine/non solitudine per entrare in armonia del tutto. Fermo in una piazza vuota, comincia a ruotare su stesso, distorcendo il paesaggio attorno, quasi come una danza ipnotica che conquista totalmente i suoi sensi, mentre un leggero fremito scuote le sue narici dilatate che cercano quel profumo di mare, di vecchio e di nuovo che si diffonde da ogni pietra, da ogni pozzo, da ogni camino. A lui si contrappongono i piccioni umani. Chi sono? Ovviamente i turisti, belve feroci, che solo al primo sguardo sembrano essere disuniti, ovunque e numerosi, ma per un occhio più esperto, loro sono una belva divoratrice di cultura commerciale, che anelano all’arte, che in qualche modo sentono di dover vedere, ingurgitare, e non osservare, solamente per poter dire una volta tornati a casa “ho visto questo”. Non esiste modo di sconfiggere questa fiera, che di anno in anno non fa altro che aumentare il numero delle sue particelle, dei suoi arti che piano piano avvolgono ogni luogo del pianeta. La causa? Il consumismo, la voglia di viaggiare come un qualcosa di autoimposto dalla pubblicità, ma soprattutto la vera causa è la pigrizia, la voglia di non organizzare, ma di essere organizzati, di non andare a vedere, ma di essere portati a vedere.
Il viaggio vero, avventuroso, pieno di sfumature può essere paragonato alla vita di un pesce… non un pesce qualunque ovviamente ma, per andare incontro alla fantasia, diciamo, stimolata dalla cinematografia, di un pesce pagliaccio “domestico”, abituato alle comodità, abituato a vedere il mondo attraverso un vetro, un mondo che non gli appartiene e che sembra prendersi cura di lui. Cosa succede là fuori a lui non interessa, è al sicuro protetto, ha la sua routine, la monotonia, è padrone. Ma cosa succederebbe una volta lasciato in mare? Cosa succederebbe se la sua casa non fosse più una goccia d’acqua ma un universo di gocce? All’inizio la paura si impossesserebbe di lui, lo farebbe fremere fin nel profondo… ma quello stesso stimolo primordiale che all’inizio lo porta alla ricerca di un riparo, lo spingerà poi a volere scoprire quel mondo, che dentro di lui, dentro il suo stesso DNA, sente come il suo macromondo.
Una volta raggiunta la consapevolezza della sua vera natura, si accorge delle bellezze dei coralli rossi intorno a lui che avvolgono gli scogli formando la barriera corallina, non si spaventa davanti all’ombra degli squali che silenziosamente e lentamente nuotano sopra di lui. Vedere il quasi secolare avanzare delle tartarughe nella loro perenne pellegrinazione lo porta a riflettere sulla necessità di apprezzarne ogni singolo attimo, di non correre affannosamente verso un qualcosa, ma di gustarne la ricerca.
Il terrore, quello vero, lo proverebbe dove la luce non batte, dove vivono creature tanto straordinarie quanto furbe e spietate, dove ognuno è lasciato a se stesso, all’introspezione che però, come nel viaggio di Renzo nella foresta, è necessaria per suscitare e materializzare pensieri profondi che altrimenti non sarebbero mai sorti, riflessioni taciute persino alla propria coscienza.
Un timore che si instaura in alcuni di noi, che ci divora da dentro, è la paura di non riuscire a vedere tutto, ogni tipo di paesaggio, di climi, di culture e la consapevolezza che, anche ci si riuscisse, non sarebbe finita lì, perché si aprirebbero le porte del mondo sotterraneo, sottomarino e perché no, dello spazio, dei sistemi solari, degli asteroidi e degli altri pianeti, realtà alle quali ci stiamo avvicinando sempre più.
Forse è anche questo un motivo inconscio nell’uomo a volere dei figli? Per poter sommare le esperienze accumulate di generazione in generazione cercando quindi di conquistare tutto?
Non lo sapremo mai. L’infinito è un concetto difficile da capire… come ci sono infinite cose da scoprire, così forse noi dureremo per sempre. La domanda che sorge sarà: é possibile? Saremo tanto veloci da riuscire a capire prima di scomparire, se mai la nostra impronta sparirà un giorno dal terreno?
Non pensateci, non avrebbe senso. Noi continueremo a camminare incuranti della meta finché non approderemo sulla spiaggia dell’isola della Consapevolezza, dove sarà solo la nostra volontà a guidarci nella selva oscura fino alla cima del monte, l’accesso alle “alte stelle”.
Alfredo Pulini Aram