Archivio per categoria: Speciali

A Prato “Un occhio in più per leggere il mondo”

Riceviamo e condividiamo volentieri questa iniziativa che si svolgerà presso la Biblioteca Lazzerini di Prato.

Link all’Evento su Facebook: https://www.facebook.com/events/511215682591576

Tre incontri, aperti a tutti, che trattano la letteratura di migrazione, opere di autori immigrati scritte nelle lingue dei paesi ospitanti. I temi sono quelli legati all’esperienza migratoria: lo sradicamento, il reinserimento, il dilemma identitario, la memoria, la rivisitazione della propria storia personale.

Gli incontri sono condotti da Laura Di Pofi, docente alla New Haven University di Prato e allo Smith College di Firenze, e accompagnati dalle musiche di Enzo Pacini alla chitarra.

INGRESSO LIBERO

Lunedì 13 novembre – ore 17.00 – ‘La città’
L’arrivo di “estranei” che ridisegnano, riconfigurano e riscrivono la città destabilizza coloro che la abitano già da tempo. I nuovi arrivati, a loro volta, cercano spazi, ambienti architettonici e umani familiari o inclusivi. O interstizi sociali e urbani in cui nascondersi e, semplicemente, sopravvivere.

20 novembre – ore 17.00 – ‘Lo spazio delle parole’
I migranti richiedono spazio anche tra le nostre parole, con neologismi, incursioni di suoni stranieri e un immaginario completamente nuovo. L’esperienza richiede alla lingua italiana una plasticità e una capacità di autorigenerarsi, che non sempre sono apprezzate dalla critica letteraria.

27 novembre – ore 17.00 – ‘Gli italiani per gli altri’
Italiani fratelli e figli di una sola patria, Italiani cristiani e civilizzatori, Italiani brava gente, Italiani cuochi esperti e romantici, intenditori di vino, d’alta moda e di design. Questa è l’immagine di sé che l’Italia nel tempo ha creato e autoriprodotto. Ma la letteratura di migrazione ci pone di fronte un’altra storia e un altro presente. Ed è così che ci scopriamo relativi e che i nostri modi diventano solo uno dei modi possibili.

Per informazioni: Segreteria del Polo – servizimc@comune.prato.it – 0574 183 7818/9

 

Stralci da “O.D.E.S.S.A. L’ora della fuga” di A. Ferrini e S. Pizzuoli

Di seguito alcuni pezzi tratti qua e là dal romanzo “O.D.E.S.S.A. L’ora della fuga”, scelti in modo che non interferiscano con la successiva lettura, che svelino e nello stesso tempo lascino intatti il mistero e l’attesa, impresa non facile perché come una spy story che si rispetti non mancano i colpi di scena:

 

Le donne e gli amori

Chi era quella donna, ma soprattutto cosa sapeva di lui? Le valigie furono caricate sulla Citroën, elegante anche se non proprio potente, sicuramente il modello Traction Avant, una delle prime a trazione anteriore, Walder l’aveva riconosciuta subito, da vero appassionato di motori e di auto qual era. Evidentemente il suo cervello aveva bisogno di divagare, si riscosse. Alla partenza le ruote anteriori slittarono leggermente sulla fanghiglia del viottolo, prima di imboccare la strada asfaltata.
Seduto a fianco della donna, cercò di sciogliere la lingua che sembrava di marmo.

[…] Con la coda dell’occhio spiò la sua accompagnatrice che si muoveva sulla strada con andatura regolare e a fari ben alti. Era una figura giovane ed esile anche se infagottata da un pesante cappotto stretto in vita con una cintura annodata. Semplice ed elegante, colpiva per la quieta bellezza del volto.”
La fermata successiva sarebbe stata alla stazione di Altdorf, lo informò prontamente prendendogli la mano e un vago accenno di tenerezza nello sguardo.
Era abile, scaltra e afferrava al volo, sapeva simulare all’impronta; il tocco della mano e il verde degli occhi di lei non lo avevano lasciato indifferente.

Si girò e la strinse tra le braccia. Pensava di essere respinto, non si aspettava il contrario; il corpo di lei aderì al suo e, nonostante fosse infagottato, lo sentì sodo e morbido allo stesso tempo. Cercò le sue labbra che si unirono alle sue per poi schiudersi in un bacio più profondo. Le loro lingue che si toccavano dettero la scossa definitiva alle convenzioni mentre un ardore sopito prese il sopravvento. La tensione accumulata in tutte quelle ore esplodeva in quell’amplesso furioso. Quanto si frapponeva al desiderio dei loro corpi fu eliminato in fretta. Caddero sul letto spinti da una frenesia che non permetteva pause.

Ma tu non puoi capire, ciascuno di noi ha una storia pesante del recente passato che trascina con sé. Non sto giustificando nessuno, né dando delle spiegazioni, sento venuta l’ora di parlare, di dire quello che proviamo. Una luce si era spenta nei suoi occhi scuri; davanti a lui restava un simulacro di donna: forse sarebbe stata anche bella se i capelli troppo corti, i pantaloni troppo larghi, la camicia troppo abbondante non gliene avessero tolto non solo la parvenza, ma anche la forma.

 

Le peripezie

Se c’era qualcuno nelle case poco lontane aveva certamente sentito.
Gli tremavano leggermente le mani.
Si sedette sul parafango della macchina con la pistola ancora in mano e si guardò attorno: il maggiore non si muoveva, il caporale era scivolato fra lo sportello ancora aperto e il cofano. Poco lontano, all’inizio del moletto le due valigie. Si riscosse, infilò la pistola nella fondina.
Presto, doveva fare presto.

Oltrepassato il mantice, il corridoio era deserto, si nascose dietro la porta di accesso al vagone successivo. Il rumore del treno gli impediva di udire distintamente i movimenti dell’inseguitore ma, quando la porta si schiuse, fu pronto e con tutta la forza del terrore la batté con violenza contro chi era convinto ormai li stesse pedinando.
L’uomo perse l’equilibrio e Walder gli piombò sopra assestandogli un energico cazzotto alla mascella; lo sconosciuto cadde stordito e Walder fu pronto a immobilizzarlo legandogli le braccia con la cintura del cappotto; si precipitò […] a scendere quanto prima da quel maledetto treno.

 

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Buona lettura!

Prosa e Poesia

Stralci da “O.D.E.S.S.A. L’ora della fuga” di A. Ferrini e S. Pizzuoli

Nei brani che seguono, un assaggio della spy story scritta a quattro mani ambientata alla fine del secondo conflitto mondiale, un periodo oscuro e storicamente poco indagato, quasi un romanzo storico per la miriade di elementi, divise, località, mezzi di locomozione, paesaggi e ambienti, che si collocano precisamente in quel tempo. Il protagonista è un ufficiale dell’esercito regolare tedesco, un uomo schivo, trascinato suo malgrado in un vortice di avventure e pericoli.

 

Il protagonista Leonard Walder e l’antagonista il colonnello Albert Baumann

Detto questo suonò il campanello, entrò subito un soldato che si mise sull’attenti.
– Chiama il tenente Walder.
Il tenente Walder era un uomo sulla trentina, alto e snello, lo sguardo ora guardingo e schivo, ora diretto e fermo.
– Tenente faccia caricare queste valigie sulla Mercedes e si tenga pronto a scortare il maggiore Kriegel.
– Ma colonnello, dovrei rientrare al mio reparto appena ultimato il trasporto dei documenti – intervenne prontamente il tenente, riluttante a sottomettersi a un ordine che sembrava non gradire.
– Non discuta, si metta immediatamente a disposizione del maggiore. Lo accompagnerà a destinazione, partirete il prima possibile. Domani prima dell’alba sarà di ritorno e potrà rientrare al suo reparto. Vada.
– Come ti dicevo – esordì il colonnello non appena l’ufficiale lasciò la stanza – è un personaggio che non mi piace affatto; è arrivato qua da soli tre giorni con i resti della sua compagnia che avrebbe dovuto resistere sul Reno. Ho pensato a lungo se fosse il caso di farti scortare da lui per la pericolosità e la delicatezza dell’incarico; è comunque sacrificabile!

 

Il nemico o l’antagonista

– Mi dica caporale.
– Ha telefonato la polizia di Lindau, hanno trovato due militari uccisi e una nostra macchina presso il molo a Wasserburg.
– Ah! – rispose Baumann fingendo sorpresa.
– Uno dei due cadaveri è un caporale – continuò – l’altro potrebbe essere quello del maggiore Kriegel.
– Come?! Perché potrebbe essere?
– Manca la piastrina perciò non è certo, ma la divisa sul cadavere porta i gradi di un maggiore.
Questa volta la sorpresa e lo sgomento erano evidenti nel tono del colonnello.
– Si occupi del recupero immediato delle salme, l’auto e il tutto…ma presto, prestissimo, occorre vederci chiaro in questa faccenda!
Quando il caporale fu uscito terribili presentimenti si accavallarono nella mente del colonnello. La rete che muoveva i primi passi era partita sotto i peggiori auspici. Se la notizia fosse stata
confermata, il danno era gravissimo.
Occorreva da subito predisporre un piano alternativo.
[…] avrebbe dovuto accelerare la sua partenza e non solo, anche l’itinerario avrebbe dovuto subire degli aggiustamenti. Avrebbe dovuto avvertire anche il capo dell’organizzazione, il generale Scrabb?
Agendo d’impulso aveva già impugnato la cornetta, ma se ne pentì quasi immediatamente.
No, era meglio di no. Tutto dipendeva ora da lui.

 

La situazione di partenza

Davanti alle scale d’ingresso del comando i sei cilindri della Mercedes nera 230 W153 bofonchiavano sommessamente; non era una macchina particolarmente potente con i suoi 55 cavalli né particolarmente veloce, raggiungeva a mala pena i 120 Km, ma era solida e spaziosa, proprio quello che serviva per percorrere strade disastrate dai continui bombardamenti.
Le due valigie e la sacca di pelle con gli effetti personali che Kriegel aveva raccolto in tutta fretta erano già nel portabagagli, l’autista al suo posto. Il tenente, dopo aver tenuta aperta la portiera posteriore per far salire il maggiore, si stava avviando a quella anteriore per prendere posto accanto all’autista quando Kriegel lo fermò con un perentorio ma benevolo – Che fa tenente? Venga dietro con me, ci faremo compagnia durante il viaggio!
Walder accettò con larvata riluttanza. Avrebbe preferito non viaggiare accanto a quell’ufficiale che era stato costretto ad accompagnare e che non gli ispirava alcuna fiducia né simpatia.
Avrebbe preferito il formale distacco dei gradi e del rango. Ma perché, si stava chiedendo, quell’ufficiale delle SS voleva spartire il sedile posteriore con un militare dell’esercito regolare?

 

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Buona lettura!

Prosa e Poesia

Supermegaboy: il primo episodio!

A distanza di oltre quattro mesi dalla prima uscita, riproponiamo il primo epico episodio di Supermegaboy.

 

Episodio 1: “La nascita di Supermegaboy”

Era un tranquillo pomeriggio di mezza primavera a Firenze City quando l’anonimo Facundo Mostarda, tuttofare al Florence City Telegraph, per riposarsi dalla dura mattinata lavorativa al giornale, andò a prendere un po’ di sole sul terrazzino dei suoi genitori in costume essenziale olimpionico e ciabatte da doccia, e si portò dietro un giornaletto e un teino al limone, e tutto procedeva per il verso giusto finché dalla finestra del piano di sopra si affacciò la Lia Rottazzi con in mano una pentola piena di una brodaglia ustionante e nauseabonda, e siccome non voleva intasare il lavabo di cucina con quell’avanzo di rigovernatura, decise di disfarsene gettandolo di sotto, ma quella sbobba bollente che sapeva di cozze, vermuth e scioglicalcare liquido andò a finire proprio sulla testa di Facundo che divenne amaranto, urlò dal dolore e Supermegaboy Episodio 1 Lia Rottazzipoi svenne, e la Rottazzi lo vide e sbuffò di farla finita con tutta quella pantomima ché al massimo s’era schizzato uno stinco e i giovani d’oggi sono dei gran rompicoglioni che non hanno voglia di fare un cazzo e sono sempre a lamentarsi e poi lei non aveva fatto niente di male e anzi aveva seguito le indicazioni igienico sanitarie del comune che si raccomandava di non buttare oli e intingoli bollenti negli scarichi per non distruggere le fognature e ustionare le chiappe alla fauna fluviale, e allora lo mandò a fanculo e chiuse la finestra, e Facundo rimase là senza sensi per un bel pezzo finché quella sera lo trovò la madre e siccome la pelle da amaranto era diventata granata disse al marito di prendere nell’armadietto del bagno un po’ di Foille, ma siccome Facundo non dava segni di vita e anche il battito al polso era un po’ lento, per ridestarlo decisero di fargli trangugiare un bicchierino di distillato all’anice da 90° comprato una ventina d’anni prima a Monte Oliveto Maggiore, ma non appena trangugiato Facundo sbarrò i bulbi oculari, Leggi tutto →

Speciale Supermegaboy: il secondo episodio!

“Un incontro inatteso”

Era una tranquilla notte di mezza primavera a Firenze City quando Facundo Mostarda, in costume e vestaglietta, uscì trafelato dall’ospedale e si mise a trotterellare sulla carreggiata in direzione di piazza Dalmazia con le ciabatte da piscina ai piedi e un sorriso ebete stampigliato in faccia perché aveva appena deciso che sarebbe diventato un supereroe del bene, e tutti quelli che se lo trovavano di fronte dovevano sterzare all’ultimo secondo per non investirlo e dicevano tra sé “Guarda questo deficiente che cammina in mezzo alla strada di notte, ma che cazzo c’avrà da ridere?” e anche se le auto e gli scooter gli facevano gli sfrisini sgommando e inchiodando, Facundo continuava imperterrito a camminare sulla strada perso tra i suoi Supermegaboy episodio 2 - Trafficopensieri da supereroe, e rimuginava su ciò che l’aspettava, sulla lotta contro il male e i doveri morali nei confronti dell’umanità, sul fatto che avrebbe dovuto vegliare ogni notte sulla città, che non avrebbe più potuto poltrire davanti alla tv perché doveva lottare contro i supercattivi, insomma si doveva fare un gran mazzo, e allora il sorriso ebete si spense lasciando spazio a una smorfia idiota, però dopo Facundo pensò che essere un supereroe aveva anche degli aspetti positivi, tipo che qualcuna finalmente gliel’avrebbe data, perché nelle sue avventure avrebbe salvato la vita anche a un mucchio di ragazze, e con un po’ di fortuna in questo mucchio ci poteva capitare anche la nazionale femminile di pallavolo olandese, e a quel pensiero gli tornò il sorriso ebete, e poi Facundo pensò anche che forse avrebbe trovato il coraggio di rivolgere la parola alla sua Leggi tutto →