Archivio per Autore: Paola Capitani

Amore è vita (I più votati di Prosa e Poesia)

Amore è vita, comunicazione.
donazione, rispetto, solidarietà.

Desiderio di fusione di due entità
per obiettivi unici.

Sentire all’unisono le stesse sensazioni
in una complice empatia,
dove le esigenze individuali
trovano una unica soddisfazione,
nel rispetto dell’altro.

Imparare a non sentire (I più votati di Prosa e Poesia)

Non sentire la mancanza di altri
di affetti, sensazioni
di completamento.

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Tre donne

La prima, una austera egiziana
si aggira tra le dune del deserto
cercando il tempo,
la casa, la famiglia
all’ombra delle palme
ondeggianti al vento.

La seconda, nelle terre bretoni del Medioevo,
battute dal vento e delle onde
nel prato di erica e di felci
trattiene la cuffia
dalle forti folate.

La terza, oggi, in una terra ignota,
dove cerca il suo futuro
scritto sui libri del tempo
attraverso molteplici emozioni
panacea alle naturali ansie.

(Bretagna, Finistere, agosto 2007)

Amore

Odalische velate di rosa preparano il suo giaciglio,
lei, piccola, tremante,
illumina il suo tragitto.

L’aria è immobile sul fiordo,
tutto pare fermato
nell’attesa del “signore del giorno”.

L’orizzonte è infuocato dai suoi caldi raggi,
che sembrano far allontanare lei
verso l’alto, dove il suo eccessivo calore
non potrà ferirla.

Lei continua ad attenderlo,
pur sapendo il rischio che corre;
lei abituata al buio e al freddo delle notti siderali.

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Il metodo Montessori

Nel quartiere degradato del centro storico, a Firenze, tra Borgo Allegri, la piazza delle Rovine (bombardata durante la seconda guerra mondiale), alcune baracche di legno ospitavano l’asilo e le scuole elementari, sezione staccata della Scuola elementare Dante Alighieri, che aveva la sede all’ombra del Tribunale, vicino alla casa di Dante.
Baracche di legno, costruite in fretta e furia, per dare un’istruzione ai ragazzi delle famiglie del quartiere: ladri, prostitute, carcerati, ricettatori. Il metodo didattico prescelto: il metodo Montessori, ritenuto idoneo per sperimentare un nuovo modello educativo che poteva migliorare la situazione sociale degli alunni, o meglio delle alunne, in quanto era doverosamente una sezione femminile, a parte l’asilo che invece era misto.
I fiocchi di diverso colore. a seconda della classe di appartenenza. indicavano il livello di età, e facevano bella mostra sopra gli immacolati grembiulini bianchi. Le treccine, le code, le frangette, ordinate e ben pettinate si confacevano allo stile indicato dalla direzione che le maestre, con il tradizionale grembiule nero e colletto di pizzo, impartivano con serietà ma anche con affetto.
La paciosa Isolina Marchetti, mia insegnante per cinque anni, è quella a cui devo la mia cultura e il metodo di apprendimento, la costanza e l’impegno che ancora mi accompagnano dopo tanti anni. Il desiderio di rispettare tempi e scadenze, e di osservare regole e indicazioni. I quaderni a righe di prima, poi di seconda e di terza, le cornici e le greche sulle pagine corrette e ben ordinate, i voti con la matita rossa e blu che indicavano il risultato ottenuto. Il gesso che strideva sulla lavagna, i fiori nel vaso sulla cattedra, il silenzio durante le lezioni, i banchini sperimentali in formica e metallo, presentati in anteprima nel Museo della Scuola in Palazzo Gerini. L’edificio seicentesco, nobile e blasonato, ospitava la Biblioteca Pedagogica Nazionale e il Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione (oggi ANSAS, www.indire.it). Anni storici per la storia della scuola e per le sperimentazioni in corso, per cui la collocazione di una scuola elementare accanto all’istituto ne faceva un perfetto insieme. Spesso le alunne venivano condotte nelle sale di Palazzo Gerini per provare banchi e sedie, per verificare lavagne, mappamondi, o per ascoltare brani di libri di testo o guardare illustrazioni di libri per bambini.
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