Archivio per Autore: Mauro Fornaro

Lo scrittore (I più votati di Prosa e Poesia)

Scese le scale, salì in auto e si diresse verso l’auditorium, mancavano pochi chilometri alla gloria. Il trionfo dello scrittore! L’auditorium si raggiungeva velocemente da casa sua, quante volte da piccolo era passato davanti a quel fabbricato e aveva pensato che un giorno, forse, anche lui sarebbe stato protagonista lì dentro.

Ripercorse velocemente la sua vita, o meglio, le cose della vita che non avrebbe voluto fare ma che aveva fatto. La laurea in medicina, voti eccellenti e futuro assicurato. Il master, pagato dai suoi e così tanto voluto, da loro! Lo sport abbandonato, a causa del futuro splendente che gli si sarebbe prospettato. E mille altre cose, apparentemente meno importanti ma infinitamente più fondamentali per la vita di una persona. E soprattutto per lui. Il piacere di soddisfare i propri istinti. Come un animale preistorico. Sì, il bere una birra con gli amici il venerdì sera, piuttosto che passarlo sui libri. Istinto o perdita di tempo, piccole cose che poi ad un certo punto della propria esistenza fanno dire “Sì, sono un uomo felice”. Oppure, no.
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Le crisi, quella dei poveri e quella dei ricchi (I più votati di Prosa e Poesia)

La folla numerosissima era sotto il Palazzo del Governo. Le cronache avrebbero raccontato ai posteri che più di cento milioni di persone erano accorse per festeggiare la fine della crisi. Le persone erano arrivate da ogni parte dello Stato. Chi era arrivato a piedi, chi in auto o in treno. Altri ancora, in aereo o nave. Nessuno voleva mancare al grande giorno. La notizia si era sparsa pochi giorni prima, il Governo del Paese aveva finalmente comunicato che la crisi era finita e una nuova stagione di benessere stava per iniziare.

Nei mesi precedenti, tutti i giornalisti e le televisioni avevano raccontato delle crisi del passato. Avevano raccontato di uno stato dove un dittatore perfido dava solo un pugno di riso ad ogni suo cittadino, mentre lui viveva nell’agiatezza. Avevano parlato di molti stati dove i dittatori lasciavano morire di fame i cittadini, mentre loro acquistavano armi per fare la guerra. Avevano parlato di stati africani molto ricchi ma in mano a pochi perfidi tiranni. I professori universitari tenevano quasi tutti i giorni lezioni sulle crisi economiche del passato. Anche i social networks e i media indipendenti, ne avevano parlato lungamente.

Fino all’anniversario del secondo anno di crisi, poi erano stati chiusi. I Governanti sostenevano che già troppe bocche da sfamare erano un bel peso, figurarsi troppe bocche, collegate ai rispettivi cervelli, che volevano parlare. Quindi, da ormai otto anni, solo i media governativi potevano parlare delle mille disgrazie e di molte scelte sbagliate, fatte dai governi precedenti, si capisce. Ma non avevano mai perso l’ottimismo, questa volta i  governanti avrebbero risolto il problema.
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Un ultimo sospiro (I più votati di Prosa e Poesia)

Un ultimo
sospiro
di vita
s’infrange
sugli scogli.

La nebbia batte
fatale
alle nostre tempie.

Mi sembra
di non avere più
voglia di vivere
e non ho più parole
per dirmelo.

Noi pure siamo
come i dannati a morte,
noi pure siamo
come foglie cadenti a settembre.

La prima rugiada d’autunno
racconta
il sospiro
morente
del condannato.

Il cupo inverno
è la sua anima.
Ma non ha più voglia
né parole
per dircelo.

Non sempre decidere vuol dire scegliere (I più votati di Prosa e Poesia)

Non sempre decidere
vuol dire scegliere.
A volte è solo una rinuncia.
Altre, solo un prolungare
la sofferenza.
Considerando che spesso e volentieri
proviamo a capire
gli altri
solo per un nostro tornaconto,
considerando che ci sforziamo
di capire
gli altri
senza conoscere veramente
noi stessi,
concludo dicendo che
la comprensione è una estrema forma di egocentrismo.

Da Konya a Kayseri (I più votati di Prosa e Poesia)

Da Konya a Kayseri
si incontrano
distese di campi di grano
ormai mietuti.
Siamo al 12 di agosto.
Distese di terra
che appartengono
solo alla fantasia di noi
viaggiatori.
E qualche piccolo paesino
di case con quattro mura
che faticano a stare in piedi,
magari dove fare riposare
i nostri ricordi.