Archivio per Autore: Isabelle De Merteuil

Lettera al Visconte

Caro Visconte,
passano le nuvole sull’azzurro e peraltro terso occhio della Marchesa che continua tuttavia a riprendere tutto.

Questo posto è arcinoto per i servizi dedicati alle famiglie, e perdio si vede: più che la repubblica, qua è la dittatura dei bambini. I minori dominano il mondo vacanziero con una stretta d’acciaio fatta di urla strepiti e ricatti ai quali il genitore duepuntozero non sa o non vuole ribellarsi. Questo fenomeno diventa evidente di sera, quando dopo la doccia, dopo che ettolitri di sciampi schiumogeni e creme solari protezione cinquanta sono stati riversati negli scarichi dei bagni, tutti escono in processione per le strade del centro. Ci sarebbero tanti modi per descrivere la scena ma ieri sera questa testa di medievista non si è potuta negare il piacere di usarne uno: völkerwanderung. Sono come i barbari, che non erano aggressivi ma non potevano farne a meno di calare oltre il Danubio: che cazzo, c’era sempre un altro germano più germano dietro che spingeva.

E sono file di carrozzine e passeggini in coda, e sono code infinite di bambini perfettamente in grado di camminare che vengono allacciati sulle inglesine per non doverli prendere in braccio quando hanno sonno e dovrebbero, secondo tutte le regole, tornare in camera a Leggi tutto →

La città liberata

Siamo i capelli raccolti, siamo la chioma scura,
ci componiamo in forma di versi sulle tue gesta,
siamo le mani bianche delle ragazze in festa
lanciamo rose e gigli sopra la tua armatura.

Quando ci liberasti da questo assedio odioso
ci scordavamo il pane che addentavamo secco
su come dove e quando caddero queste mura
circolano ormai leggende e qualche congettura.

Ti ringraziamo ancora, re con i molti affanni,
e ci inchiniamo a te che non hai fatto niente
tranne che d’esser re quand’altri era pezzente
possa tu governarci per tanti tanti anni.

Ecco la tua città ti stringe in un abbraccio
suonano le campane di tutte le nostre chiese
ecco il corteo di dame guidato dalla regina
misera pure lei, ma ricca di coraggio.

Ti diamo la corona, provala per mezz’ora
facci vedere almeno se è la misura giusta
te la possiamo stringere se fosse troppo larga
fatti baciare intanto che il giorno dura ancora.

Le labbra

E noi? Ci consumavano ogni giorno,
ma quel piacere non lo sentivamo.
Chi ci addentava andava un po’ di fretta
e sempre solo mentre parlavamo.

Dicci dove baciarti e lo faremo
quest’obbedienza nuova ci diletta
per te staremo sempre zitte e ferme
si muoverà soltanto la linguetta.

Le gambe

Sappiamo molte strade ed imboscate
poi non sappiamo come siam cadute
la nostra Roncisvalle ci aspettava
siamo partite e ahimè, non siamo tornate.

Comandaci di stringerti più forte
obbediremo solo alla tua voce
noi gambe siamo strette già al tuo corpo
possiamo cavalcare più veloce.

Il corpo

Di fronte a te si sta come un’armata
di cavalieri addormentati per magia
che d’improvviso trovi un comandante
degno di risvegliarli alla battaglia.

Eccoci, nudi, dopo il lungo sonno
schierati siamo un grande reggimento
che ti guardiamo ad occhi spalancati
pieni di devozione e smarrimento.