Veglia,
o eburneo strale,
sul mio corpo,
tu che sibilando
penetrasti queste carni
liberandomi da
tale gabbia infame;
tu che lieto
trafiggesti queste spoglie
che ora tacciono
solenni nell’oblio;
giunta è l’ora
della dipartita:
lascia dunque
che si levi alta
la mia essenza,
e che serena
si abbandoni
ad eterni e dolcissimi
silenzi.
IX. Departure
VIII. Benu’s feathers
sola,
una colomba dall’immacolato manto solca gli orizzonti, unica superstite in un oceano di desolazione. Vola leggiadra sospinta da una brezza lieve, balia addolorata a cui natura strappò il frutto d’amoroso seme, vecchia cantastorie senza più memoria.
Candida colomba incorrotta, guardiana dei deserti, vira elegante e voluttuosa, santa nel campo redento, ed esule, al contempo, dal materno nido; vaga senza meta la creatura, scruta gli infiniti spazi volteggiando per l’immenso e contemplando la grandiosità del nulla.
VII. Blood red sea
Sradicato,
naufrago nel sangue del possente Ymir, all’impeto di questi amari flutti mi abbandono. Musica, e fiamme: tutto è perduto, tutto è sommerso.