L’unica soluzione, anche se pericolosa, era un intervento chirurgico, possibile solo in un Ospedale a Baltimora, dove il titolare del reparto di neurochirurgia pediatrica aveva già effettuato una emisferectomia con esito positivo, cioè con la rimozione della parte malata del cervello, ma la distanza non era l’unico problema, i costi erano veramente esorbitanti e la copertura sanitaria era praticamente esaurita per le visite e le medicine.
Per Kimi l’unica soluzione era vendere la fattoria. Non voleva né poteva rassegnarsi e chiese agli amici o era assopita sul divano, quando di aiutarla a trovare un acquirente. Doveva salvare il suo bambino a tutti i costi,non poteva perdere Len, tentare anche l’impossibile per poterlo amare ogni giorno della sua vita, vederlo crescere, e condividere con lui e Liseli ogni attimo delle sua vita di madre,rinunciando anche ai suoi sogni, ma non esisteva niente e nessuno da poter comparare ai suoi figli.
Charlie non parlava, non sapeva da che parte cominciare per dire che lui non aveva possibilità economiche per accontentare Kimi, che non era certamente semplice vendere una proprietà come quella, che non conosceva nessuno capace di pagare in contanti la fattoria,e mentre pensava come elencare a Kimi tutti i suoi dubbi
Aurora prese in mano la situazione:
-Conosco qualcuno che potrebbe essere interessato, ma ho bisogno di almeno dieci giorni, poi se tutto va bene, puoi partire con Len. –disse tutto di un fiato. Charlie la guardava come si guarda un marziano:stupito, incredulo, sospettoso……… ma incrociando lo sguardo in tralice dell’amica , chiuse la bocca, e aspettò gli eventi.
Lei spiegò che una sua cugina aveva notevoli possibilità finanziarie, che si era interessata alla fattoria di Kimi ancora prima che lei la comperasse, eccetera eccetera.
Kimi non notò il rossore delle guance di Aurora, sintomo di bugia, la sua disperazione di madre le aveva calato un velo sui suoi occhi, con entusiasmo accettò la proposta dell’amica, impegnandosi a non contattare nessuna agenzia immobiliare prima di dieci giorni.
Disse ai suoi amici che il giorno successivo avrebbe contattato il Dott. Depth via e-mail , gli avrebbe mandato tutti i referti clinici di Len con la posta elettronica e avrebbe aspettato una risposta.
Charlie continuava a guardare Aurora , e il bisogno di una spiegazione diventava ogni minuto che passava sempre più urgente.Finalmente fu accontentato: salutarono Kimi, era ora di andare a casa e riposare, il mattino seguente sarebbe stato pieno di impegni per tutti anche se era domenica.
Il tempo di salire sul furgone e salutare Kimi ed Aurora era sotto stretto interrogatorio.
Charlie non era al corrente del lascito dei genitori all’amica, un notevole gruzzolo di denaro che lei non aveva mai considerato né toccato, pari a circa ottocentomila dollari, senza gli interessi degli ultimi trent’anni. Lei spiegò che il giorno seguente avrebbe contattato sia il notaio che l’avvocato che si erano occupati della gestione del denaro, e che avrebbe dato istruzioni precise per
portare a termine l’operazione.
C’erano però due problemi da risolvere: il primo era che non voleva che Kimi sapesse che era lei l’acquirente, il secondo non voleva togliere all’amica i suoi sogni, voleva che la fattoria rimanesse a lei, ai suoi figli. Doveva studiare con i legali come fare……..
Charlie non credeva alle sue orecchie, aveva sempre lavorato con lei, fianco a fianco, e nulla gli aveva fatto pensare che lei avesse così tanto denaro, poi ripensandoci realizzò che la sua amica dottoressa era molto più grande di quanto lui avesse mai pensato: aveva lottato con le sue sole forze, senza mai lamentarsi, anzi, riusciva a trovare una forza d’animo che a lui a volte era mancata.
Ed ora rinunciava, anzi era decisa a regalare una cospicua somma di denaro ad una amica, e se questo non era affetto, amore allo stato più puro, allora lui non si chiamava più Charlie.
Le disse solo:-Ma domani è Domenica, chi credi di trovare?- e lei con un sorriso smagliante:- Con circa un milione e passa di dollari, posso assicurarti che lavoreranno anche in un giorno festivo!!!!-
E così fu, il mattino seguente li contattò telefonicamente, e tre giorni dopo aveva già risolto ambedue i suoi problemi.
Andò da Kimi, con un fascio di fogli da firmare. L’amica era talmente felice da scoppiare, fu facile per Aurora confonderla sul nome dell’acquirente, per lei l’unica cosa importante era portare il suo bambino dal dottor Depth e salvarlo.
Firmò tutti i fogli che erano sul tavolo, e fece salti di gioia quando le fu specificato che in 24 ore il denaro sarebbe stato sul suo conto, e che il nuovo proprietario avrebbe aspettato sei mesi prima di trasferirsi nella fattoria. Quindi lei avrebbe avuto tutto il tempo necessario per fare operare Len, lasciando Liseli con Tata Amy al sicuro, e poi grazie al generoso assegno al rientro si sarebbe potuta occupare di una nuova sistemazione. E poi Aurora aveva offerto a tutti loro la sua casa in caso di bisogno. La cosa buffa fu che mentre offriva l’ ospitalità a Kimi e a tutta la sua famiglia, Charlie scappò fuori casa. Kimi pensò che fosse stata commozione, invece lui non poteva più contenere le risate, perché sapeva benissimo cosa aveva combinato : aveva acquistato la fattoria, ma Kimi non si era accorta che tra i fogli firmati ce ne era uno che nominava Aurora come tutore temporaneo, cioè solo per quella operazione finanziaria, con il quale i compratori della fattoria erano Len e Liseli, e che fino alla loro maggiore età la loro madre ne avrebbe avuto la totale gestione, e poi l’usufrutto a vita.
Quindi grazie ai buoni consigli dei legali Aurora aveva fatto veramente centro, ora la cosa più importante era l’intervento di Len, e qui solo il buon Dio poteva aiutarli.
Il giorno precedente alle firme del contratto di vendita Kimi aveva ricevuto via e-mail la risposta del Dottor Depth, che dopo aver esaminato attentamente tutti i referti le proponeva di raggiungerlo
a Baltimora nel più breve tempo possibile per iniziare le cure pre-operatorie, e in allegato le comunicò tutto l’elenco di documenti necessari per poter accedere alle cure della Clinica e che una volta inviati via posta elettronica, lei avrebbe potuto subito partire con il piccolo Len, previa una cura atta a fargli sopportare un viaggio così lungo in aereo.
Chi era rimasto basito dalla notizia del gruzzolo di denaro di Aurora era Charlie, che non riusciva a darsi pace per tutti quegli anni in cui con lei aveva dovuto “tirare la cinghia “, risparmiare su tutto e di più.
Certo non poteva lamentarsi, diceva fra sé e sé, ma nel suo cervello non accettava che una persona potesse privarsi di quasi tutto, pur avendo le possibilità di avere tutto.
Quella sera avrebbe affrontato Aurora, per capire, per comprendere
se era solo l’orgoglio che l’aveva fatta agire così, o esattamente cosa l’avesse spinta prima a vivere del necessario e poi a donare senza battere ciglio, tranquillamente, senza nemmeno battere ciglio.
Pensava di conoscerla bene, ma questa ultima mossa lo aveva messo davanti ad una persona nuova, certo se fosse mai stato possibile migliore di quella che già conosceva, ma superlativamente superiore, e questo lo metteva in crisi. Aveva sempre creduto di conoscerla, di sapere tutto di lei, come lei di lui, invece si trovava davanti a questa nuova cosa, ad una generosità senza limiti, ad una prova di profonda amicizia che non credeva possibile.
Aurora lo aveva accettato, e nel suo EGO era dovuto a come lui era,e nel tempo gli era quasi stato dovuto, per come lui era, per quello che faceva, per quello che dava. Ma ora tutto questo assolutismo nei confronti di se stesso era caduto. Lei aveva regalato a qualcun altro una parte a lui sconosciuta, certo , rendendolo complice, ma consapevole di qualcosa che lui non sapeva da prima. Si sentiva come defraudato, perché Aurora non glielo aveva detto prima di tutto quel denaro? Aveva paura di lui?Non si fidava abbastanza?
Erano le otto di sera, Aurora rientrò stanca dalla giornata piena di interventi presso varie fattorie, e trovandolo in sala, seduto sul divano a guardare il telegiornale gli chiese: “Charlie, per favore, puoi mettere il furgone al coperto e gli attrezzi nella borsa dentro alla vasca disinfettante?”
Lui senza nemmeno guardarla, rispose con una specie di grugnito, senza muoversi dal divano, anzi alzò il volume del televisore.
Aurora subito pensò che fosse stata per lui una brutta giornata, girò i tacchi, portò il furgone al coperto, prese la borsa degli attrezzi, la portò in ambulatorio, mise gli attrezzi nel disinfettante,poi rientrò tranquillamente in casa, dirigendosi verso il bagno per una doccia tonificante.
Tornata in sala, si diresse in cucina,aprì il frigorifero, e si preparò due panini imbottiti, e il tutto senza rivolgere la parola all’amico, aveva imparato che quando era di cattivo umore era meglio lasciarlo stare. Stava per addentare il primo panino, quando Charlie si sedette di fronte a lei, ma non per unirsi allo spuntino, fregandole il panino come era solito fare, ma puntandole un dito contro e esternando tutti i suoi torvi pensieri, chiedendole una spiegazione.
Aurora rimase basita, non riusciva a credere alle sue orecchie, ma non per le domande per se stesse, ma il tono rabbioso usato con cui le venivano rivolte.
Non lo interruppe, aspettò che lui avesse finito di inveirle contro,poi con una calma quasi surreale appoggiò il panino sul piatto, si alzò, e avvicinatasi all’amico gli si parò davanti, in piedi, e disse la sua:”In primis, non dovrei renderti conto di nulla, visto il tono che ti sei permesso di usare, non credo comunque di averti mai mancato di rispetto in tutti questi anni, ma voglio essere indulgente e quindi mi impongo di pensare che tutti questi ultimi avvenimenti ti abbiano scosso, e reso un tantino (detto con ironia) nervoso , quindi preferisco usare il cervello, almeno io, visto che il tuo mi sembra in stand-by. Ora richiama i tuoi neuroni , fai l’appello in modo da essere sicuro che ci siano tutti, specie quelli che ti danno la calma , e quando avrai finito questo difficile e laborioso compito sarò a tua disposizione. Ah, dimenticavo, anche una valigia di scuse, grazie!”
Detto ciò uscì dalla cucina a grandi passi, poi ritornò indietro, prese i suoi panini e una birra e andò a sedersi sul divano a guardarsi un film,lasciandolo a pensare.
Era furiosa, non comprendeva questa invasione di campo. Sì certo, non gliene aveva mai parlato, ma non perché non voleva farlo, lei stessa aveva quasi dimenticato quel denaro, era talmente abituata a cavarsela da sola da non pensarci più. E poi lei per principio aveva sempre rispettato gli spazi di Charlie, ascoltava quello che lui le raccontava della sua vita di ragazzo senza mai fare domande, non voleva toccare argomenti che lui non trattava, anche se a volte la tentazione c’era stata, e pretendeva da lui lo stesso criterio, e soprattutto l’aveva ferita la sua rabbia. Era sicura di non meritarsela.
Accidenti, dal nervoso le si era chiuso lo stomaco, sbocconcellava il panino e non capiva niente del film. Poi nel bere, la birra le andò di traverso il boccone, e iniziò a tossire e a far fatica a respirare. Charlie corse da lei, la sollevò di peso dal divano e cingendola da dietro fece pressione con le braccia intorno al suo torace, lei sputò il boccone e ricominciò a respirare regolarmente e a riprendere colore al viso.
Così si ritrovarono a guardarsi negli occhi, con un tumulto di sensazioni che venivano a galla: spavento, affetto, rabbia, riconoscenza, provate e sentite da tutti e due.
Le lacrime di Aurora ruppero il ghiaccio, Charlie la prese fra le sue forti braccia e chiedendole scusa la pregò di non dargli spiegazioni, che non gli spettavano………
Ma lei ritrovato il fiato e l’amico di sempre diede libero sfogo ai suoi pensieri e spiegò all’amico di sempre perché non aveva mai parlato del lascito.
E poi una domanda fece capolino nella sua testa, anzi due: “ Charlie, ti sei innamorato di Kimi? “ – “Charlie sai perché Kimi disse che Tuareg e Hinny erano le sue speranze?”
Alla prima domanda il burbero abbassò la testa e ammise i suoi sentimenti, anche se non era assolutamente certo che fossero corrisposti, per la seconda la guardò stupito, aveva dimenticato le parole della loro amica rivolte al puledro il giorno dell’incidente che li aveva fatti incontrare, e guardò Aurora con aria interrogativa.
Comunque la data dell’intervento e della partenza era sicuramente più vicino di quanto potessero immaginare, e di comune accordo rimandarono questo quesito, lo avrebbero posto a Kimi quando sarebbe ritornata a casa con Len da Baltimora. Ora l’unica cosa da fare era mantenere il segreto sulla compra-vendita della fattoria, rimanere complici in tutto quello che poteva essere d’aiuto ad una loro grande amica: Kimi Navajos.
In quei mesi avevano saputo da Tata Amy che Kimi discendeva da una vera tribù di Navajo, e che i suoi genitori erano tra i pochissimi che erano riusciti a fuggire e a rifarsi una vita ben lontani dagli USA.
Suo padre e sua madre erano approdati in Australia e lì avevano lavorato sodo in un grosso allevamento di ovini, riuscendo a mantenere la loro unica figlia agli studi e ironia della sorte lei aveva conseguito la laurea in storia delle religioni proprio alla università di Harvard,ma sia a quei tempi che quando si era sposata il suo cognome era Wantel,quello che avevano assunto in Australia i suoi genitori per sopravvivere,perché i pellerossa non lo hanno , ma dopo il divorzio le sue radici,come liberata,vennero a galla con tutta la forza del riscatto di generazioni e generazioni, e decisa a ringraziare sia la sua famiglia che i suoi avi per la forza che le avevano tramandato, prese il cognome Navajos, dandolo anche ai suoi figli.Almeno questa era stata la sua grande rivalsa: Len e Liseli Navajos, solo mentre pronunciava i nomi e cognomi dei suoi figli, diceva Tata Amy, a Kimi si accendevano gli occhi, in quei secondi sembrava dimenticasse tutte le sue sofferenze.
Lei non aveva raccontato nulla di tutto ciò, e Charlie ed Aurora parlandone quella sera trovarono nuovamente il giusto equilibrio.
Non tutto deve essere rivelato, basta attendere il momento giusto per dire e per ascoltare.
C’erano ancora tante cose da esprimere, da chiedere, tanti momenti del passato di ognuno di loro da esternare, da approfondire, tante lacrime e tanti sorrisi, tante risposte e tante incognite da affrontare,ma la cosa più importante era la fiducia tra loro, un modo silenzioso di accettarsi, di volersi bene, di sentirsi uniti per lottare insieme per un domani, o un domani l’altro migliore, basta saper attendere, ma insieme , con la forza dell’amicizia, dell’amore, del rispetto, e soprattutto con la certezza che dopo una salita faticosa, c’è sempre una discesa. E preghiamo che i freni siano in ottimo stato?????!!!!!!!
La mattina successiva Kimi invitò Aurora e Charlie a colazione e i due la raggiunsero immediatamente portandole del latte appena munto: sia Len che Liseli ne erano ghiotti!
Davanti ad una tazza fumante di caffè e panini caldi imburrati l’amica spiegò che la data della partenza era stata fissata per la metà di ottobre, e quindi mancavano solo dieci giorni. Kimi era in uno stato d’animo terribile, era a pezzi, esausta e terrorizzata. Era in piena crisi di coscienza: Len ultimamente con il totale cambio di farmaci aveva avuto crisi molto più forti e lunghe, che lo lasciavano talmente stordito da farlo dormire venti ore di seguito e lei si chiedeva se aveva fatto la scelta giusta per suo figlio, non lo aveva mai più lasciato un attimo da solo, non dormendo né mangiando.Aveva inviato via e-mail al dottor Depth gli ultimi referti degli accertamenti clinici e lui li aveva valutati in modo talmente positivo da accelerare i tempi e fissare l’appuntamento il 15 ottobre, lasciando Kimi nel panico più assoluto dopo aver parlato con lui al telefono .
“Gli ho detto che Len ha crisi più frequenti e più forti, ma lui mi ha detto di stare tranquilla, che è normale! “ e alzando la voce, con tono quasi isterico”Tranquilla? Normale? Ma come faccio, quello non è un uomo, è un mostro, ed io dovrei fargli aprire la testa di mio figlio? E no, non passa, io non parto, ricomincio da zero…..” e poi crollò in un pianto disperato.
Emanuela Zanna