Aurora 1/8

Dedicato al grande uomo che mi ha
sempre sorretto, spronato e che ha
con me condiviso ogni attimo di vita
vera, grazie amore mio, e dedicato a
te piccola e grande Evelyn, essenza
della mia vita. Grazie ad entrambi
di esistere.
Con amore eterno Lela

Era un tardo pomeriggio di fine estate ed Aurora si stava rilassando sulla sdraia all’ombra del grande salice, davanti a casa godendo della leggera brezza che ogni tanto si alzava e che alleviava il grande caldo di quella lunga giornata di agosto.
Qualche lontana nuvola attraversava pigramente il cielo sopra di lei,e in cuore pregò piovesse quella notte, sapendo molto bene che non sarebbe successo, desiderava una pioggia sottile e benefica, non uno dei soliti temporali che quell’estate affliggevano tutti.
Era una strana estate, ma non per il caldo o per l’afa, ma per le piogge torrenziali improvvise e brevi, ma implacabili.

Mentre con lo sguardo accompagnava le nuvole, la mente tornò al ricordo di suo nonno che le aveva insegnato ad osservare il volo delle rondini,più basso era, più possibilità di pioggia in arrivo.
Ma naturalmente non accadeva, tutta la natura aveva sofferto per gli sconvolgimenti climatici degli ultimi anni, le stagioni da quattro erano ridotte a due, solo inverno ed estate, come se Madre Natura avesse voluto risparmiare , come se la recessione non avesse colpito solo l’economia del paese, ma l’intero creato.
Accidenti , era più di un ora che leggeva ripetutamente il paragrafo del libro che teneva in grembo senza capirne una parola,il pensiero volava via.

Basta, era inutile, chiuse il libro e andò a giocare con Jet, il suo cane.
Mentre guardava Jet correre e scorrazzare, invitandola in tutti i modi al gioco, Aurora lanciandogli la palla iniziò a ripensare alla sua vita , ma per la prima volta con serenità, con quella grande pace interiore che ti fa sentire bene, che non ti lascia mai il vuoto nell’anima e ricordò gli eventi che la avevano accompagnata fino a quel punto.
Viveva in quella casa da 15 anni, ereditata dai suoi genitori, oltre ad un abbondante deposito in banca, che lei non aveva mai intaccato, per orgoglio e risentimento nei loro confronti. La casa era nelle campagne aperte di Norfolk, in Nebraska e dopo il divorzio aveva sentito l’esigenza di avere uno spazio tutto suo, mettere quelle radici che la vita le aveva impedito di fortificare.
I suoi genitori erano laici missionari convinti ,lui medico chirurgo affermato e lei con la vocazione e la qualifica di crocerossina, pensando che lei fosse autosufficiente all’età di sei anni, solo perché sapeva allacciarsi le scarpe da sola e di carattere indipendente, decisero di ricominciare a portare aiuto a chi ne aveva bisogno in villaggi sperduti, dove le malattie e la fame mietevano solo vittime, e inserirono Aurora in uno dei collegi più importanti e rinomati del paese, a Dallas, in Texas.

Dopo la laurea,nonostante i successi ottenuti negli studi, dovette adattarsi a lavorare come domestica ad ore, ma dedicando ogni attimo libero delle sue giornate a fare volontariato presso l’Associazione degli animali abbandonati.
Le sue giornate erano frenetiche, sempre di corsa, ma con la ferma convinzione di dovercela fare da sola.
Dopo circa un anno che frequentava l’Associazione, accadde qualcosa che avrebbe dato una svolta alla sua vita:era Domenica, giorno festivo ed Aurora iniziava alle 7 del mattino a curare i piccoli e grandi animali nel centro. I suoi compiti spaziavano dal pulire i loro alloggi, al cibo, alle toelettature e anche se non scritto nelle sue mansioni, a fiumi di baci e di coccole per quelle sventurate creature.
Ad ogni animale donava amore, cure, attenzioni , così si accorse che uno dei cani raccolti dagli altri volontari la sera precedente rimaneva sdraiato a terra, senza nemmeno volgere lo sguardo verso di lei. Avrebbe preferito che almeno ringhiasse, invece nulla, stava lì, con gli occhi semi chiusi, inerte. Allora si chinò su di lui e notò che il respiro era affrettato, segno di dolore fisico. Cautamente iniziò ad accarezzarlo, cercando contemporaneamente ferite che potevano essere sfuggite ad altri, ma nulla.

Uscì dal recinto e corse all’ambulatorio del Veterinario, prese la borsa del Dottore e mentre cercava di contattarlo telefonicamente sul cellulare tornò dal cane.Finalmente mentre lei auscultava cuore e polmoni il medico rispose al cellulare, e dopo aver ascoltato il resoconto di Aurora, concordò con lei sulla eventuale diagnosi di torsione dello stomaco, che lei avrebbe dovuto confermare con una ecografia, ma risolvibile solo con un intervento chirurgico che lui non avrebbe potuto effettuare in quanto era a più di tremila chilometri da lì.

Il Dottore conosceva bene Aurora,in quel periodo lei aveva sempre collaborato con lui anche in sala operatoria, dandogli prove di capacità e conoscenza, quindi senza indugiare le disse di agire nel più breve tempo possibile per salvare la vita al cane.
Aurora si fece aiutare a trasportare il povero malato in ambulatorio, e con l’ecografia i suoi sospetti furono confermati. In dieci minuti fu tutto pronto per l’intervento, e dopo due ore il cagnolone si stava già svegliando dall’anestesia e guardava Aurora scodinzolando.

L’indomani, lunedì, la sua giornata era ancora più vorticosa della precedente: fare la spesa , le pulizie di casa e cucinare pranzi non le pesava, ma ogni giorno le aggiungevano commissioni a quelle precedenti: pagare le bollette, organizzare la cena e a volte ritirare i bambini da scuola e attendere con pazienza che la baby-sitter arrivasse per darle il cambio e questo suo malgrado non accadeva mai prima delle cinque del pomeriggio.
Quel lunedì il tempo non passava mai, fremeva in attesa della ragazza che avrebbe controllato i bambini, che arrivò come sempre in ritardo, verso le sei del pomeriggio.Ma da quel momento in poi fu libera di correre alla Associazione e vedere come stava il “suo” ormai cagnolone. Aveva fretta, era in ansia e decise di dare un calcio all’avarizia, nel suo caso era meglio chiamarla stato di necessità dovuta al magro stipendio, e chiamò un taxi.

Arrivata al Rifugio dell’Associazione corse spedita in ambulatorio e si trovò davanti a questa scena: il suo cagnolone che mangiava con visibile soddisfazione un pasto abbondante, e alcuni volontari che si gustavano con gioia la scena. Subito le andarono incontro, congratulandosi per l’esito dell’intervento, e mentre lei arrossiva sotto la valanga di complimenti, squillò il telefono dell’ambulatorio.Nessuno si mosse per rispondere, Aurora un po’ fra il frastornato e l’infastidito, li guardò e vide come uno sguardo fra loro, di complice intesa, poi un scocciata decise di prendere in mano la cornetta: -Pronto, è lei dottoressa Robles? – chiese il Medico -Sì, sono io- rispose un po’ stupita. –Mi scusi se l’ho chiamata in ambulatorio e non sul cellulare, anzi potrebbe mettere in viva-voce? – Lei eseguì- Ma volevo chiederle in modo quasi ufficiale di prendere il mio posto, i dettagli stipendio , contratto e quant’altro le verranno spiegati nella segreteria del Rifugio dove ho già dato le disposizioni del caso, ma vorrei sapere se è interessata-

Era basita, muta, non riusciva più a proferir parola,-Aurora mi sente, cosa mi risponde?- Pronto, ma funziona sto telefono?- Lei iniziò balbettando, non riusciva a mettere insieme più di due sillabe alla volta, il cuore stava per scoppiarle nel petto, il cervello si era messo a girare nella calotta cranica , riuscì a dire solo : -Sì-. –Intende che accetta, ma non è meglio che prima si informi in segreteria sulle modalità del contratto, ho già inviato via fax le mie dimissioni, ma non è detto che a lei vada bene quello che le proporranno-.

A quel punto Aurora ritrovò la voce, il cervello e il cuore rallentarono :-Lei Dottore sta esaudendo il mio sogno più grande, e le condizioni poco mi interessano, sono abituata a vivere con poco, ma almeno ora se stringerò i denti sarà per qualcosa in cui credo veramente, qualcosa che amo, insomma da ora in poi ne varrà certamente la pena. Non so come ringraziarla……..- E qui scoppiò in un pianto di gioia. Il telefono era ancora in viva-voce e tutti sentirono la commozione del Dottore che le disse che era lei a fargli un favore, era stanco di correre tanto ed era certo che lei era veramente l’unica che avrebbe potuto prendere il suo posto.

Appena chiusa la conversazione telefonica e appoggiata la cornetta del telefono, guardò in tralice i ragazzi davanti a lei che le confessarono di essere già a conoscenza della proposta e per questo non avevano risposto al telefono , le si strinsero intorno abbracciandola da toglierle il fiato, altre lacrime di gioia di fusero, era veramente iniziata una nuova vita per la Dottoressa Aurora Robles!!

La gioia di poter salvare ogni giorno un animale rendeva sopportabile la tristezza del vedere quanto l’uomo possa essere crudele nel maltrattarli. Gli interventi del Centro Assistenza non erano mirati solo agli animali feriti o abbandonati, ma anche al sequestro presso le abitazioni dove gli animali vivevano in condizioni discutibili o pessime, dove i loro padroni non avevano il minimo senso del rispetto e dell’amore.

In uno di questi interventi, Aurora trovò davanti alla abitazione anche due auto della Polizia e un uomo, in giacca, camicia e cravatta che la aspettavano.Lui la avvicinò e si presentò:-Buon giorno dottoressa, tendendole la mano per stringere la sua- sono l’Avvocato Henderson, e vi ho chiamato perché in questa casa vivono un numero imprecisato di gatti, alcuni cani, e nessuno li vede mai al di fuori della abitazione. Il fetore si sente anche dall’esterno, e credo che il vostro intervento sia indispensabile.-Aurora fu molto frettolosa nei convenevoli, a lei interessavano le condizioni degli animali, non capiva bene cosa c’entrasse l’avvocato, ma forse era un vicino?

E poi toccare quella mano l’aveva infastidita:una stretta debole e sudata, sintomo per lei di trovarsi di fronte ad una persona falsa. Comunque, si preparò, e con i suoi compagni di lavoro entrò nella casa.
Quello che si parò davanti ai suoi occhi fu un qualcosa da incubo:una signora molto anziana seduta su una poltrona con gatti che correvano da tutte le parti, che si nascondevano in ogni pertugio, cani che ringhiavano, arretrando e cercando riparo in ogni dove. Con fatica riuscirono a raccoglierli tutti: quindici gatti e otto cani di piccola taglia, che avevano in comune ferite infette, parassiti, denutrizione e di tutto di più.

La casa era in uno stato di totale abbandono, c’erano addirittura le feci dei cani sulle coperte dei letti a terra. L’anziana vecchietta era sicuramente afflitta da demenza senile oltre che di deambulazione e non riuscendo ad accudire se stessa, non era certamente all’altezza di pensare ai suoi animali.Guardava Aurora e gli altri sorridendo e chiamando ripetutamente i suoi animali, ma senza rendersi minimamente conto di quanto stava avvenendo.
Mentre il lavoro di recupero degli animali procedeva, la Polizia fece intervenire l’Assistente Sociale del territorio, che si prese cura della donna, portandola all’ospedale per le prime cure, per poi avviare le ricerche di parenti se ce ne erano o di ricovero presso un Centro Anziani.

L’avvocato rimase fermo e impettito fino alla fine delle operazioni, poi parlottò in disparte con un poliziotto, prendendo appunti frenetici, poi si diresse verso Aurora:-Dottoressa, grazie del suo intervento, siete stati veramente in gamba, non sopportavo più sapere che degli animali vengono trattati in questo modo-.-Posso invitarla a cena?- Lei rimase stupita,quell’uomo non le piaceva , avrebbe voluto fargli notare che in quella casa c’era anche una donna anziana, ma si trattenne e rispose educatamente: –La ringrazio, ma le mie giornate sono davvero estenuanti, e alla sera desidero solo ritirarmi a casa e riposare.

Lei è molto gentile, ma per ora………..- L’avvocato rimase imperturbabile, e le diede il suo biglietto da visita, invitandola a ripensarci, e nel caso di chiamarlo, dandole la sua completa disponibilità.
I giorni passarono, il lavoro era tanto, ad Aurora rimanevano appena le otto ore notturne per riposare, quando erano tutte e otto.
Una mattina alle sette sentì suonare alla sua porta, e quando la aprì si ritrovò tra le mani una citazione: doveva comparire in tribunale e chi l’aveva citata come testimone era l’Avvocato Henderson. Doveva testimoniare contro l’anziana che viveva nella casa con quindici gatti e otto cani, in quanto la poveretta non aveva pagato il canone di affitto da mesi e aveva , secondo la citazione, deliberatamente rovinato e danneggiato la casa.

Aurora sentì una grande rabbia salirle dallo stomaco alla testa,aveva visto giusto rifiutando l’invito a cena: quell’avvocato era una orribile essere, l’aveva invitata per raggirarla, ma che cavolo, non c’era riuscito. Chiamò immediatamente l’assistente sociale che si era occupata della donna, prese immediatamente un appuntamento in mattinata, telefonò al Rifugio spiegando quello che stava succedendo e armata di cappa e spada si recò all’appuntamento.
L’Avvocato Henderson era stato inviato dai proprietari della casa, che sfruttando il problema degli animali se ne erano fatti scudo, e pensando di essere invulnerabili avevano dato ad Henderson carta bianca, senza valutare chi si sarebbero trovati davanti: Aurora !
Con l’Assistente sociale, e con la visione del contratto di affitto, da loro chiamato “contratto capestro” iniziarono ,con l’aiuto dell’avvocato collegato alla assistenza sociale,a mettere insieme il contrattacco.

Certo, Aurora era un testimone dell’accusa, ma sarebbe stata un arma per la difesa: i proprietari con l’aiuto del loro avvocato avevano cercato una via più breve per liberare la casa, con una denuncia di maltrattamento di animali da parte dei responsabili del Centro pensavano di essere in una botte di ferro, ma non conoscevano la Dottoressa Aurora . Venne il giorno di presentarsi in tribunale,lei era fremente di rabbia, ma manteneva una calma quasi piatta, l’assistente sociale era nascosta in un altro corridoio, l’attacco doveva arrivare inatteso.

Quando il cancelliere disse fuori dall’aula il suo nome, le sembrò che tutto andasse al rallentatore:il rumore dei tacchi delle sue scarpe facevano eco in quella grande aula, mentre si avvicinava al banco dei testimoni sentiva gli occhi dei presenti sul suo tailleur grigio, con camicetta rossa, scelto appositamente per l’evenienza, grande lusso per lei abituata a maglietta e jeans.

Emanuela Zanna

Aurora 1/8 ultima modifica: 2012-06-01T09:00:39+02:00 da Emanuela Zanna

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