Odalische velate di rosa preparano il suo giaciglio,
lei, piccola, tremante,
illumina il suo tragitto.
L’aria è immobile sul fiordo,
tutto pare fermato
nell’attesa del “signore del giorno”.
L’orizzonte è infuocato dai suoi caldi raggi,
che sembrano far allontanare lei
verso l’alto, dove il suo eccessivo calore
non potrà ferirla.
Lei continua ad attenderlo,
pur sapendo il rischio che corre;
lei abituata al buio e al freddo delle notti siderali.
Pur di vederlo è disposta a qualsiasi sacrificio,
a qualsiasi sofferenza,
anche fatale.
Un latrato lontano, un volo di gabbiano
gli ultimi rumori e movimenti
in attesa della miracolosa nascita,
imminente.
La piccola stella sembra ancora più in alto,
più lontana, trascinata da forze occulte,
ma sempre bramosa
di accogliere i suoi roventi abbracci.
Due gabbiani le volteggiano intorno,
sussurrandole dolci parole di conforto,
complici del suo devoto amore,
consapevoli del suo destino.
Ecco: lui sta per emergere dall’orizzonte
ormai rosso,
quando lei sparisce piangendo,
senza poter per l ennesima volta
abbracciare il suo prorompente amante.
Il rito si compie tutte le mattine
e l’epilogo, noto agli insonni spettatori,
turba gli animi sensibili,
impotenti di fonte al volere della natura
(Dubrovnik, agosto 1998)