Acronos e Bicronos

In tutto il mio guardare per il mondo ho visto contagi buoni e contagi meno buoni; non sapendo ancora bene cosa è buono e cosa non lo è forse è meglio dire possibili o non possibili. È come quando gira un virus, c’è chi si ammala e chi no; lo stesso è per la cosiddetta contentezza di sé o felicità; non è vero che si contagia, bisogna vedere la predisposizione di ciascuno. Molte volte le popolazioni di una città vogliono non essere contagiate e guardano il contagiatore con sospetto. E poi, non basta si faccia contagiare solo qualcuno, il contagio o è per molti o la città resta come prima, anzi peggiora perché si semina zizzania tra chi dice di essere stato contagiato e chi non vuole esserlo; una specie di invidia che non si risolve, ma che porta a guardarsi in cagnesco.
Il processo quindi è lungo e non sempre riesce.
Un esempio di contagio non possibile è quello tra Acronos e Bicronos.
Sono a pochi chilometri l’una dall’altra, ma sono distanti anni luce.
Acronos persegue puntualmente la mancanza di tempo, Bicronos ne è ossessionata; se si contagiassero, ne ricaverebbero beneficio sia l’una sia l’altra.
Ad Acronos il tempo non si è fermato, non è mai passato di lì.
Voi pensate che ad Acronos, città senza tempo, tutti possano essere felici?
Errore, sembrano felici! Ciascuno ha un proprio tempo e ne segue il ritmo; fin qui tutto liscio, anzi sembrerebbe una delle migliori invenzioni.
Ma cominciamo da quello che ho visto.
Non ci sono orologi ad Acronos, né grandi né piccini, né da polso né digitali, nessuno si occupa del tempo.
Ciascuno si sveglia in base al proprio orologio biologico, senza curarsi degli orologi biologici altrui; se ti viene fame e vuoi un panino, corri il rischio di trovare tutti i venditori di panini assenti dal loro posto vendita o magari presenti, ma senza pane.
Perché? Perché il panettiere non ha fatto ancora il pane, magari dopo un po’ c’è un’invasione di panini, ma quando tu hai fame, magari non ce n’è nessuno.
Ad Acronos non dici mai né buongiorno, né buonasera, solo ciao. Non dici ci vediamo tra un’ora, ma solo ci vediamo se ci vediamo. Può sembrare splendido a chi non sa fare a meno dell’orologio ed è contemporaneamente nauseato dal consultare continuamente la propria agenda fitta di impegni a tutte le ore.
Ad Acronos nessuno ha impegni, almeno non con gli altri.
Può sembrare una felice anarchia, ma le conseguenze sono a volte poco esilaranti.
Quello che colpisce quando arrivi è la flemma che avvolge tutta la città, anche le case sembrano accoccolate sulle proprie fondamenta e non ritte su di esse; tutti sono rilassati, non corre mai nessuno, nessuno ti spintona, non ci sono ore di punta, non ci sono orari dei negozi, non si mangia tutti a una certa ora o più o meno, si mangia o non si mangia, dipende.
I cittadini di Bicronos ogni tanto vengono a sbirciare e se la fanno sotto dalle risate: si riconoscono non solo perché ridono tanto, ma perché guardano spesso l’orologio che hanno al polso o controllano altri strumenti per misurare il tempo e lo fanno tutti contemporaneamente e allora sono i cittadini di Acronos che ridono a crepapelle prendendoli in giro e mimando i loro gesti.
A Bicronos tutto è perfetto e puntuale, gli abitanti si vantano di avere sincronizzato così bene gli orologi di tutta la città che anche Pulcinella qui sarebbe costretto a sposarsi o a trovare una soluzione diversa per restare sempre scapolo.
Una città sincronizzata dà sicurezza e tutti gli abitanti non riuscirebbero a vivere come ad Acronos. Il tempo non è solo dannato, ma è tutto, è il loro idolo, la loro fede. Qui corrono tutti, qui si sbracciano tutti, le pareti delle case sono tappezzate di orologi che registrano le ore di tutti i distretti, la vita scorre puntuale e sincronizzata. Alla stessa ora aprono tutti i bar che devono aprire alle 7, così quelli che devono aprire alle 6 e alle 5 e alle 4, insomma tutte le ore sono contemplate, anzi i Bicronesi avevano deciso di inserire anche le aperture agli scarti dei quarti, ma ancora non hanno perfezionato il meccanismo.
Quale preferire? Difficile a dirsi, ma come recita il vecchio adagio forse ogni estremo è difetto.
Se doveste capitarci per caso in una di queste città., mi raccomando, raccontatemi che impressione vi hanno fatto perché io non ci torno davvero!

 

Storie di città
Le città hanno forma e colore ma anche sapore e odore, le senti oltre a vederle non solo col naso e con gli occhi: certe fanno paura e vorresti fuggirvi lontano, in altre resteresti per sempre. Alcune sono generose, amicone; altre scontrose ed egoiste, assomigliano agli umani con i loro difetti e i loro pregi. Non sono tutte così, alcune sanno di poco come le minestre scipite, ma quelle di cui vi racconterò sono davvero speciali e uniche.
Io sono un “viaggiastorie” mi piace viaggiare, vedere e raccontare.

Acronos e Bicronos ultima modifica: 2015-02-09T08:33:03+01:00 da Salvina Pizzuoli

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