Su un sentiero, a ritroso,
è comparso il miraggio:
un villaggio di tufo,
sperduto e perduto.
Là ho danzato su verdi distese
mentre il sole scaldava la terra
ed i rovi al mio passaggio
porgevano dolcissime more.
S’indovinava presenza di menta
tra le erbe dell’eden selvatico;
anche l’aroma del rosmarino
impregnava l’estate lontana.
Tutto sapeva di rustica fiaba,
tra vicoli antichi e sentore di mare
le donne modulavano nenie
scandendo col piede un ritmo di culle.
In piazza la vecchia fontana
colmava d’acqua le brocche di rame
e, poco distante, una casa di pietra
dominava azzurri orizzonti,
serbando l’eco di voci lontane…
Austera e fiera come una regina,
scendeva dal ritratto la mia ava
che non avevo conosciuta.
La sua presenza era pensosa e muta
accanto alla vetrata variegata,
in fondo al corridoio.
Più non riavrò quel luogo,
ma so che una volta e poi ancora
tornerà la memoria ad incontrare
il suo cuore silvestre
che custodisce un frammento di tempo
remoto, incontaminato!
Flora Lalli