Questi medesimi concetti di appartenenza e di identità che si rafforza attraverso la memoria collettiva, sono stati espressi con estrema precisione e chiarezza anche dalla Professoressa Ignazia Iemmolo Portelli, così come si può leggere nell’ Introduzione del suo libro “ Cosi ri casa nostra “ a pag 1 e 2:
INTRODUZIONE – pag.1
Potrebbe sembrare anacronistico, mentre ci apprestiamo a varcare la soglia del terzo millennio, mentre da giornali, TV, dibattiti, si dispiega l’ incontenibile tam tam dell’ Europa e della mondialità, dedicare un’ opera e anni di lavoro e di sacrifici, una ricerca di quindici anni , a un mondo geograficamente circoscritto, limitato, come quello rosolinese, colto attraverso i canti e i detti popolari. Ma lo è veramente? E’ poi così anacronistico, immotivato, incomprensibile, proporre oggi una raccolta di memorie, tentare di ancorare alla carta scritta la memoria volatile di canti e di preghiere orali, di giaculatorie, giochi e motti che ai nostri figli dicono poco o niente, che noi stessi stentiamo a collocare nella memoria? Si tratta solo di conoscenze e informazioni, di vacui rituali, di gusci vuoti o piuttosto della filosofia di vita che sostanzia l’ esistenza e la storia di un popolo e di una società?
Si può procedere nel cammino della propria storia ignorando il proprio passato, misconoscendo le proprie radici, anzi recidendole in ossequio a un modello che genera omologazioni, piatti replicanti e cloni senza sostanza e identità?
Nel cercare una risposta a questi quesiti comprenderete quale debito di riconoscenza abbiamo tutti nei confronti di chi , sorretta da un imperativo ineludibile, ha voluto operare il salvataggio di un sapere e di una saggezza che scomparivano insieme ai loro anziani depositari ( molti dei quali in questi quindici anni se ne sono andati), tentare il recupero di una memoria sociale, culturale, storica di una comunità pericolosamente sospinta – come avviene per tutta la realtà che ci sta attorno – verso i valori “ nuovi” dell’ edonismo e della società dei consumi, verso l’appiattimento e l’omologazione del villaggio globale che tutto livella nella linea grigia dell’indifferenza, priva d’ogni tratto d’ identità e di memoria di sé.
INTRODUZIONE – pag. 2
Come a volerne limitare i danni, quasi a stendere un manto protettivo sulle nostre generazioni, il libro della Iemmolo si leva a difesa,contro la depauperazione del nostro universo sociale, culturale, spirituale, ancorché lessicale, L’ autrice mira ad offrire un quadro vivo e reale della nostra terra, richiamando le sue tradizioni di quotidiano splendore con l’ occhio affascinato della rivisitazione, fissando nella scrittura e preservando dall’ incuria del tempo che cancella.
In “ Cosi ri casa nostra” tutto sembra esprimere un senso di semplice e antica civiltà, alludere ad un ordine sano, cordiale, inviolabile.
Dalle sue pagine ci viene incontro un’ età lontana e senza dolore, affiorano suggestive le immagini di una Rosolini arcaica e sconosciuta. Con i caratteri originari della nostra comunità, con quell’ineffabile amalgama di gerghi, credenze, abitudini sedimentati dalla sacralità del tempo, che ne definiscono e ne rendono riconoscibile la fisionomia; sono caratteri offerti al di là della loro vischiosa persistenza con vigile coscienza critica.
Per molti questa silloge sarà una piacevole scoperta e negli anni venturi ad essa ritorneranno, sollecitati dal caso o per amabile ricordo, con interesse e godimento spirituale ancor più vivi.
Per gli altri costituirà una sollecitazione e forse un cambio di direzione nel modo di guardare agli altri e a se stessi, portandoli a reinterpretare con diverso metro atteggiamenti e comportamenti sociali e a ripercorrere con maggiore consapevolezza i meandri segreti della singolarità personale.
In ogni caso Ignazia Iemmolo Portelli sarà riuscita a mettere in moto l’ insopprimibile desiderio di conoscerci al di là degli stereotipi di facciata e a farci guardare indietro con la sicurezza di incontrare qualcosa che già conosciamo, che è parte di noi.
E ancora del medesimo libro, dalla Prefazione a pag.2:
In questa ampia e laboriosa raccolta di Ignazia Iemmolo Portelli risultano evidenti i tre filoni principali della spiritualità e della cultura del mondo popolare rosolinese che sono quelli della religiosità, della famiglia e della vita sociale.
In effetti si ha un’ Identità, quando la si conosce.
Così facendo un percorso collettivo nella memoria locale e sempre nel contesto delle varie manifestazioni in programma e già realizzate per festeggiare il 300° Anniversario della Fondazione di Rosolini, l’Associazione Rosolinesi in Siracusa ha svolto un’escursione nel territorio di Rosolini, presso l’Azienda Agricola Giunta, per conoscere e far rivivere l’ambiente di un tempo.
Pane e ricotta, cibo essenziale dei poveri. Tempo addietro forse perchè oggi con la riscoperta delle tradizioni, del biologico e dei “sapori di una volta” è diventato un momento importante per condividere i valori della tradizione culinaria popolare.
La giornata è stata organizzata all’insegna di un’alimentazione sana, sinonimo di salute e alla ricerca dei sapori perduti, con la degustazione della ricotta calda, preparata secondo i metodi tradizionali dei pastori di un tempo, accompagnata da fette di pane casareccio.
Lungo la carrellata di prodotti tipici, il menu campagnolo prevedeva: pane condito con un ottimo olio degli Iblei, olive condite come le sanno preparare le massaie, degustazione di formaggi di vari tipi (con pepe rosso, pepe nero e origano), salsiccia essiccata prodotta con carne locale e preparata secondo la tradizione e l’immancabile vino rosso nostrano, il tutto accompagnato e servito da una piacevole accoglienza della padrona di casa e della sua famiglia.
Il Presidente ha ringraziato i Soci e gli amici dei Soci per la loro presenza.
Dopo il pranzo, i Soci si sono recati a Rosolini per una passeggiata nel cuore della Città percorrendo via Sipione e corso Savoia, dove hanno potuto ammirare la splendida Piazza Garibaldi e la Chiesa Madre recentemente ristrutturata. Alla fine della giornata, il Presidente ha ringraziato i Soci per l’importante partecipazione.
Assaporare le ricette di casa di un tempo significa sentirsi vicini alla propria famiglia e significa sentirsi parte della sua storia. Chi vive lontano dal paese di origine prova un senso di appartenenza quando condivide un piatto casalingo con la famiglia o con gli amici.