Archivio mensile: Ottobre 2017

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Il circo

Fecondati nel ventre di uno sciacallo
mossi da aliti di noia.

Questo siamo.

Percorsi da brividi di pece
ossessionati dalla trasparenza dei vetri.

Allucinazioni, miasmi di decomposizione
marciti nelle profondità del futile
animali legati che si mordono
embrioni al silicio.

Vaghe dimestichezze ci classificano
libri in una biblioteca morta
tu santifichi
altri sorridono nel buio
monchi acrobati
in un circo ridicolo.

Attendente 1/2 (I più votati di Prosa e Poesia)

Se ne stava lì da così tanto tempo che la ragazza non poteva fare a meno di chiedersi se fosse parte della spiaggia, se le alghe e le conchiglie si fondessero attorno alle sue gambe brune, durante la notte, come edera marina. Era lì, immobile, gli occhi fissi su qualcosa in lontananza tra onde che solo lui poteva vedere. Il suo viso le ricordava un foglio sgualcito, le sarebbe piaciuto leggere nei suoi pensieri, immaginava che fossero polverosi.
Lo guardò tutto il giorno, di sottecchi; niente lo smuoveva. C’erano lui e la sua ombra, che diventava sempre più lunga mentre il sole tramontava. Cosa si provava ad essere talmente soli, si chiedeva.
L’uomo stava aspettando,  così anche lei si mise ad aspettare.

Lo osservava. Aveva una conchiglia in mano, la stringeva così forte che piccole gocce vermiglie iniziarono a scivolare tra le dita picchiettando la spiaggia. Le si chiuse la gola.
“Si sente bene?” chiese correndogli al fianco. L’uomo sobbalzò a quella domanda, portandosi la mano sul petto con fare protettivo.
“Sì, sto bene” rispose “è solo un piccolo taglio.”
“Forse dovrebbe sciacquarsi nel mare…”
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Sleghiamo la mente

Vorremmo
esser fratelli,
siamo unici
anche se gemelli;

non confondiamo
Caino con Abele,
il ricco
col signore,

l’autoritario
con l’autorevole,
il potente
col prepotente;

siamo protagonisti
coi sentimenti,
sleghiamo la mente,
tocchiamo l’anima

a chi non sente.

Vado via (I più votati di Prosa e Poesia)

Non guardarmi, vado via
ti saluterò senza un minimo grido di dolore
con una lacrima bruciante
che righerà il viso
nella quiete disperazione.

Spargerò nel cuore cosciente
che non ha più parole e né poesia
i giorni di melanconia
come granuli d’incenso
non ancora bruciati

Niente mi darà allegria
la speranza sarà una stupida bugia.

Non guardarmi se vado via
come un pretesto vile
ho solo paura di morire

Ricerchi la bontà

Sfogli il giornale
e t’accorgi che è intessuto
di calamità, di orrori, di dolori,
d’infelicità;
guardi in modo
più approfondito,
per ricercare
un messaggio di bontà.

Allora,

leggi tra le righe
di bontà gastronomica…
non tanto economica;
ti stropicci gli occhi e pensi:
la fame nel mondo
prima o poi scomparirà?
C’è pur fame di dignità,
nella pagina successiva!