Nell’estrema agonia della sua vita
ha urlato,
ha urlato fino a non avere più voce
implorando aiuto
nel frastuono
di parole confuse
che arrivano fino al petto materno
per non essere soppresso
al nascere
ma ero solo e indesiderato…
il suo urlo morì nel silenzio.
E tu,
non parlavi mai delle tue stagioni
o del tuo sonnambulo risveglio;
volevi solo spiegarmi attraverso uno sguardo
il tempo che getta le ombre nel grigiore
e il fetore di tutte le strade,
ma le galere, ricordo,
ci attendevano al porto per salpare mari
senza limiti imposti da spiagge.
Tu,
vivevi il tuo tempo spiegando le vele
e ad ogni inganno cambiavi la rotta;
eppure una volta cadesti dentro la voce
che ti stava cantando un sonetto;
nei tuoi occhi, ricordo,
c’era ancora un sogno di aquilone,
ti mancava un respiro,
e cresceva il fuoco vicino ai forconi.
Oliviero Amandola
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Ho scelto te,
consapevole del dolore
che l’amore produce
rimanendo in silenzio
distesa tra i fiori
sul verde mantello,
a respirare profumi
essenze nate dalla terra
che si elevano al cielo
per vedere sorgere il sole
impedendo al cuore
di spezzarsi
per le confuse e tormentose
parole
dettate dall’anima.
Così come una stella che brilla
senza chiedersi il perché
t’amai, tacendo,
infinitamente e perdutamente
imballando la pigra luna
tra le pagine del mio cuore…
forse non te l’ho ancora detto