Mi raccontò questa volta in gran segreto, perché i segreti sono così, se non si svelano che segreti sono? che il suo vecchio si era stancato di riparare le pale di legno dell’antico mulino azionate dalla forza dell’acqua o di rifarle nuove cesellando e modellando con gran fatica un tronco fresco di quercia; aveva così inventato una colla portentosa che riusciva a incollare saldamente i vari pezzi delle pale senza doverli sostituire.
Sfiorella era stata colta dal dubbio, insinuatole da un certo numero di Sfogliesi, che il suo vecchio avesse potuto giocare tutti con la colla di sua invenzione che lei conosceva benissimo per averla sperimentata direttamente: una colla ottenuta con farina e corteccia di albero, impastate e mescolate insieme con acqua e vari tipi di sugne, anche se il segreto degli ingredienti era custodito dall’ingegnoso mugnaio.
Le maldicenze sono come le foglie su un albero a primavera e anche Sfogliato non ne era indenne, anzi erano le uniche foglie che possedeva in abbondanza.
Che fosse stato lui? Il dubbio era forte.
Certo che se fosse stato lui, quel burlone del suo vecchio aveva giocato a tutti un tiro mancino; bravo era stato, davvero bravissimo, tanto da gabbare fior fior di pensatori e studiosi.
Se era stata la colla di suo padre a tenere attaccata la gemma alla corteccia, il mistero2 non esisteva e Sfogliato poteva tornare a dormire sonni tranquilli e restare con il mistero1 insoluto che lo rendeva unico.
In realtà a volere essere pignoli ci si sarebbe potuti chiedere: perché la gemma non marcisce ma resta fresca e vigorosa su quel ramo secco e striminzito? E poi, c’era un e poi…
Non l’ho visto con i miei occhi, l’ho sentito con le mie orecchie, me lo raccontò Sfiorella con minuzia di particolari: il vecchio mugnaio non ammise mai e non smentì, nemmeno messo alle strette dalla parlantina e dalla logica stringente della figlia, non era mai caduto in contraddizione, anzi aveva argomentato con sicurezza, mi raccontava Sfiorella, tanto che pensai a una difesa preparata.
A Sfogliato in molti avevano reclamato che cambiasse nome in virtù dei nuovi avvenimenti, ma la casta aveva storto il naso e si era ritirata a meditare. Poi piano piano le discussioni scemarono insieme all’interesse, come accade a tutte le vicende umane: il fenomeno non procedeva, una gemma c’era e una restava, tale e quale.
A poco a poco niente più code, niente più proposte a Sfiorella che perso il suo ruolo di preminenza, era tornata alle sue faccende e non stava più tutto il giorno affacciata a quella finestra tanto invidiata. Ma si vociferava che il vecchio mugnaio avesse sempre un angolino della bocca sollevato come in un sorriso beffardo.
Per la raccolta dei frutti non era ancora stagione, i fatti prodigiosi avevano un successo calante, non mi restava che ripartire.
Andai via con un mistero, un dubbio e un po’ di colla regalatami da Sfiorella, perché chi viaggia, mi disse con aria di superiorità, può sempre averne bisogno.
Pensai fosse il prezzo del mio silenzio oppure la prova provata.
Mi lasciai i dubbi alle spalle, li avrei trovati magari risolti al mio ritorno, se fossi tornato.
Nei distretti che in seguito visitai mi capitò di scoprire, con sommo stupore, che la colla più venduta era la “Colla Sfogliato. Incolla anche le gemme” si leggeva sull’etichetta.