Un po’ nervosamente controllo dove siamo. Fra poco dovrò scendere e Jean Reno se ne sta lì, zitto. Si muove un po’, tira fuori dalla tasca un pacchetto di Marlboro Silver (forse è gay…) e ne mette una in bocca, tenendola fra i denti nell’angolo destro. Ok, non è gay. Metto il libro in borsa, mi volto con un gran sorriso e, inutilmente, specifico che devo scendere. Vedo un nanosecondo di esitazione, poi:
“Anche io, sai? Vado al padiglione Italiano a salutare un amico. Gliel’ho promesso…”
Sorriso rassegnato.
OK. Calma. Respiri profondi.
Non si è mica appena inventato un amico all’Expo per seguirmi?
E se fosse vero?
E se non fosse vero e questo è uno stalker travestito da hipster?
E se il finto amico fosse una scusa per poter camminare con me ancora 5 minuti?
Stento a crederlo ma sorrido. Il sorriso muore subito pensando che, se parliamo un po’, inevitabilmente menzionerò mio figlio e Jean si ricorderà improvvisamente di essere in ritardo perché deve assolutamente tornare a casa presto: ha una deadline di lavoro, la sua compagna di casa ha una mostra importantissima e necessita del suo supporto (a Milano la gente vive ancora in appartamenti condivisi, hanno amici artisti cutting-edge e sono tutti in finanza e in grafica), o qualsiasi altra scusa alla Belushi che gli potrebbe venire in mente.
Ma intanto, si alza anche lui.
Io barcollo e mi scappa un “porca miseria” sottovoce: il maledetto ginocchio mi fa ancora male.
“Ehi, tutto a posto?”
“Sì sì, la gamba di legno ogni tanto mi da fastidio”.
Rido. E subito mi cheto.
Ho una tendenza a fare battute assolutamente inopportune e politicamente scorrette quando sono leggermente a disagio (ok, le faccio sempre). Jean Reno mi scruta. Sigaretta in bocca Leggi tutto →