Come un’amante
infelice
la malinconia
t’accompagna
in ogni dove;
vivi il passato
e il futuro
nell’oggi;
t’appoggi
ai ricordi amorosi,
t’appoggi
al futuro addivenire,
t’appoggi
al nulla irreale,
per imbastire
un mondo
di anticipazioni
senza costrutto,
vivi il presente!
Vivi il presente!
Perché (I più votati di Prosa e Poesia)
Perchè ci facciamo male ?
Quant’è inutile
Per orgoglio o per ripicca
un amore viene a mancare
Ah ! che stupidi
A giorno adombrato
Finito il vespro
a giorno adombrato
la stalla si riempiva
d’allegro cicaleccio di ragazze
che giungevano dal vicinato
a mescer il latte;
fu così che Gualtiero
disse a Gelsomina
del frutteto
che non aveva l’eguale
del mulo del bue
delle mucche del maiale;
Lei è
Lei è.
Come una notte ricca di stelle, luminosa e bella.
Lei è.
Come un giorno ricco di sole.
Lei è.
Come un diamante, brillante.
Lei è.
Incancellabile.
Lei è.
Una favola nascosta dietro un sorriso, mai finito.
Lei è.
Unica, speciale.
Lei è.
Un fulmine entrata nel tuo cuore.
Lei è.
La brezza dell’amore.
Lei è.
Quel brivido dentro.
Lei per te è.
Tutto.
Simba, Simba! 1/2
“Quando parte?” Questa frase in realtà è la traduzione in italiano di un po’ di inglese e di parecchi gesti.
Sono davanti all’imbarcadero di una nave traghetto, sudato dal caldo appiccicoso e me la gioco con un nero del servizio portuale, che si riconosce per il ruolo, solo dal fatto che oltre all’infradito, ad un paio di pantaloncini corti ed una maglietta scolorita esibisce anche un cappello, sgualcito, ma con visiera.
Lago Tanganica. È un mare stretto, profondo e lungo in mezzo all’Africa. Tanzania per la precisione.
L’ho raggiunto, io e lo zaino in spalla, sbatacchiato da un bus, per un giorno ed una notte, su una pista di terra rossa con l’intermezzo di due soste di un’ora ciascuno, causa forature.
Guardando questa distesa di acqua limpida, il lago è profondo anche più di mille metri, mi sono detto: “Perché non addentrarsi a sud?”
Non ci sono strade, l’unica via è quella sull’acqua.
Così mi ritrovo su questa nave, celestino scrostato, io unico bianco tra cinquecento neri. Mi guardano e sorridono, gli adulti. Mi guardano e ridono, i bambini. “Ma che ho il viso a pizzicorino?!”
È un po’ un viaggio alla cieca. Non sono partito molto attrezzato. Una guida piuttosto sommaria ed una carta ….molto generica e a grande scala. A metà del lago dà una città. Dopo che ho chiesto dieci volte a dieci persone differenti, sono quasi sicuro che il traghetto fermerà in corrispondenza del puntino.(mai chiedere: qui ferma la nave? Ti risponderanno comunque qualcosa, anche se non hanno capito, ma se hanno capito ti daranno la risposta che pensano che tu ti aspetti).
Dopo un giorno di navigazione e di sberleffi nei miei confronti, il barcone fa manovra: “Oh vuoi vedere che siamo arrivati?..Ma dov’è la città?. Guardo verso riva e ad un chilometro circa vedo dei tetti di capanna. “Un villaggio, macché città!”
La nave si arresta, molto lontana dalla riva. Io agguanto il mio zaino. “Ora si attracca”.
Dalla riva si staccano una decina di lance a motore. Alcuni passeggeri scendono per la scaletta di ferro esterna alla fiancata. Le donne anziane sembrano dover cadere da un momento all’altro. Non capisco.
Poi improvvisamente realizzo. La nave non si avvicina a terra e chi vuole scendere sale sulle lance dei parenti, che sono venuti a fare da navetta.
“Che fo? Scendo anch’io?”
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