Tra le pieghe di un cielo ombroso
affondiamo con i piedi in una pozzanghera.
Consapevoli della vita che scorre via
tra un pianto ed un sorriso.
Ma non c’importa del tempo
che ha portato via i nostri anni
Noi siamo qui, persi
a respirare la vita
che nasce tra i boccioli di fiore
mentre un tappeto di nuvole scure
lascia spazio al sole.
Con i piedi nella pozzanghera
Bianco (I più votati di Prosa e Poesia)
La bocca tua apri e d’improvviso
nel buio tuo giunge un umido accento
di caldo me stesso, nel godimento
fiume disegna di bello il tuo viso.
La lingua si mostra, tuona e travolta
muta l’istante con fermo momento
muovendosi poi con forza più alta
preso da fuori quel mutuo consenso
concede piacer del cielo la volta
Un viaggiatore senza tempo 5/5
Come dire? Non è facile da raccontare con le parole.
Ogni lettore estratto il libro dalla parete iniziava a leggere e piano piano, come in una metamorfosi al rallentatore, si trasformava: a volte prima le mani, altre il volto, poi gli abiti e quindi il modo di fare e di parlare.
Tutte le lingue del mondo risuonavano tra le pareti di libri.
Non era possibile interromperli; ciascun lettore-personaggio viveva di vita propria, ritornavano lettori solo dopo un po’ che il libro era stato terminato e chiuso definitivamente.
Alcuni infatti sembravano riluttanti a voler abbandonare quelle pagine e le sfogliavano e le carezzavano e le baciavano.
Ma il processo ricominciava quando il lettore entrava in un nuovo racconto sfilandolo dalle grandi pareti.
Da quanto tempo erano lì? Inutile chiederglielo: possedevano la chiave per l’immortalità.
E poi i miei personaggi preferiti mi vennero incontro, amici dimenticati ma subito riconosciuti.
Dovevo trovare l’uscita.
Dovevo tornare dal mio amico smemorato. Glielo dovevo. Grazie a lui il mio era stato un viaggio memorabile.