Archivio mensile: Aprile 2015

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Il fantasma geloso

Ecco uno spettro davvero elegante,
va a una festa molto importante.
Porta dei fiori alla padrona di casa:
la sua ex-moglie, che si risposa.

Ad invitarlo è stata gentile.
Vedova allegra ?
Sì, ma con stile !

Come sta bene vestita da sposa…
mentre lui ora… in una bara riposa!
Ma è quando vien notte che prova dispetto:
anche a un fantasma fa un certo effetto,
vedere un altro nel proprio letto!

Savina Sabattini

L’uomo d’oggi

Sei uomo
tra pannolini
e lavatrice,
tra piatti
e lavastoviglie,
ti stai chiedendo
quale sia
la tua identità;
ti sembra
d’aver scippato,
tuo malgrado,
il ruolo alla donna;
rassicurati,
stai mettendo
in atto
solo l’arte
dei sentimenti
e del saper vivere,
onde scalare
le montagne impervie
della vita,
con la tua compagna
di viaggio.

De Vitt – Ale (I più votati di Prosa e Poesia)

Per anni aveva fermamente creduto che la sua vita di coppia fosse come molte altre, con problemi diversi, con alti e bassi che ognuno supera a modo proprio e che prima o poi si risolvono. Per troppo tempo si era illusa che suo marito si sarebbe ripreso o avrebbe preso coscienza della difficile situazione in cui stavano scivolando e trascinando il loro unico figlio.

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Il mantello dei poeti

Dopo il terremoto,
due fiumi
s’abbracciarono
soffocando
le terre padane.

L’alluvione
fangosa e algida
fu terrificante,
servì il calore
dell’umanità.

Ogni essere,
grande o piccolo
che fosse,
indossò il mantello
vociante dei poeti.

Fu pellegrino
alla fonte
della sofferenza,
onde prestare
immediata solidarietà.

Uno scollo provocatore: la testa scollata

Dico sempre a me stesso che nelle faccende umane non è il caso di usare il superlativo assoluto, ma solo il relativo, anche quando alcune vicende sanno stupirti.
Quanto ho visto e vissuto nel paese di Scollam, non ha niente di umano; si ciancia tanto su mondi paralleli e alieni, ma li abbiamo in casa e non ce ne accorgiamo, anzi vogliamo convincerci che siano di questo mondo.
A Scollam dopo le 5 del pomeriggio e durante la stagione estiva, camminando per le strade incontri pochi o molti esseri viventi, posso definirli anche umani, perché umani sono in tutto e per tutto, con un particolare che li differenzia: hanno la testa scollata dal collo.
No, non fluttua come un palloncino sopra i loro colli, ma è proprio scollata dal resto e ciascuno la porta, si fa per dire, sotto il braccio, a destra o a sinistra. Il braccio circonda completamente la testa dell’individuo che la sorregge con la propria mano.
L’effetto è in un primo momento sconcertante, poi ci si fa l’abitudine e non ci se ne accorge più.
Le bocche ti salutano e ti parlano in quella posizione, proprio come se fossero al loro posto. Lo sbalordimento aumenta nuovamente quando al mattino ciascuno indossa la propria testa e va a svolgere le proprie mansioni quotidiane. Alle 5 pomeridiane, quasi un gong suonasse, le popolazioni di Scollam, senza versare una sola goccia del proprio sangue, passano la propria testa sotto il proprio braccio.
L’ho fatta tanto lunga perché ogni volta che ricordo quel che ho visto lo devo richiamare dalla memoria senza fretta altrimenti stento ancora a credere di aver visto e vissuto a Scollam ciò che ho visto e vissuto.
Se chiedete agli abitanti come sia possibile il fenomeno, rispondono che a loro viene spontaneo e non ricordano proprio quando lo hanno imparato. Quando volli indagare più approfonditamente sulle motivazioni dello “scollamento”, furono evasivi e si mostrarono poco propensi a risposte esaurienti. Mi dissero che era necessario, che non si poteva restare sempre incollati, che d’estate faceva troppo caldo; insomma, mi imbandirono un sacco di scempiaggini più che spiegazioni.