Archivio mensile: Marzo 2015

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Sul muretto

I turbamenti reciproci
tracciarono un solco
nell’anima

tra voi
vi fu amarezza
vi fu risentimento

con le stagioni
il sereno
fugò il rancore

le incomprensioni
diedero spazio
a uno spicchio di sole

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Soluzioni

E se poi la melanconia
si infilerà tra le ossa
come il freddo
io attenderò
il tuo cuore caldo
che scioglie
tutte le paure

Quando il vento
soffierà sui miei occhi
e farà di essi
due laghi salati
attenderò per
i tuoi polpastrelli fazzoletto
che li asciugheranno

All’arrivo del dolore
quello della vita
nascosto sotto gli angoli
piegato
aspetterò le tue labbra bacio
medicina

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È domenica

E siccome non ho da dire sul presente, posto queste righe che scrissi poco prima di andare in pensione a memoria di Leopoldo Pierguidi. Il mio collega vigile, vice responsabile, morto qualche anno prima in un incidente di montagna.
Eravamo stretti nelle nostre divise, seduti in macchina. Io guidavo e dopo un momento di silenzio, tu Leopoldo dicesti: “ma ti vedi noi vecchietti , a 65 anni, mezzi scianchi, a rincorrere i contravventori!?”Ed un’altra volta: “No, perché sai, tanto un giorno te andrai in pensione e io…ci sarò ancora per un po’. Sì insomma farò il comandante…”
È  arrivato per me il momento di andare in pensione e i contravventori, alla faccia di quello che ho subito in questi due ultimi anni, li rincorro ancora con “Arpione”, come ho chiamato il Multistrada, mutuando una tua espressione a proposito di chi non sa smanettare con la moto.
Io me ne vado, ma tu non ci sei a prendere il mio posto. Non posso lasciarti il testimone.
E non sai, o forse lo sai, quanto mi fa male.
Noi amanti delle due ruote, quanti motociclisti abbiamo castigato insieme! Tanti. Tanto che tu dicevi: “ Alla Raticosa ora ci tocca andare coi baffi finti. Ma te lo immagini se ci riconoscono!?”
E ti piaceva fermare le moto solo per vedere l “oggettino”. Da buon intenditore, e leggermente cinico, lasciavi interdetto e afasico l’interlocutore alternando lunghi sospiri lasciati a bella posta sospesi a mezz’aria:”…”, a dettagliate descrizioni delle prestazioni del mezzo. Puntualizzavi quella cosina “non proprio in regola”, che …però è montata sull’altra versione.” “Via, per questa volta. Ma in centro abitato…”
“Leonardo! Leonardo!Torna indietro, ha coperto la targa con il piede!”. La corsa fuori della macchina dove controllavo il Velomatic ad inforcare il Pegaso mentre il ciclomotore truccato, che era passato a 93 all’ora, sfreccia in senso inverso. Conducente ventre a terra. La rincorsa. Il bivio: “dove sarà andato?” Il fornaio, che inaspettatamente a quell’ora e senza una ragione plausibile si trova alla Carzola (forse sta con noi) senza proferire parola, muove il polso a ruotare il pollice verso Paterno.
Grazie. E un altro è agguantato.
Non andò così quella volta che un quattro cilindri, che tu riconoscesti un Kawasaki Ninja, ma solo dopo, nella foto dell’autovelox, quasi ti mise sotto quando ti parasti davanti con la paletta.
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Cos’hai

Dimmi cos’hai,
dialoghi sovente col tuo essere,
col tuo soliloquio,
con la tua tristezza,
con la memoria
dei tuoi sogni infranti.

Guardi
la scorza di luna
silente e sempiterna testimone,
non ti rivolgi alle stelle
per cancellare
la notte buia
che v’è in te:
malinconia!

Morrok l’artista (I più votati di Prosa e Poesia)

Era opinione comune che Morrok fosse un grande artista, forse il più grande dei suoi tempi.
Nel suo studio, quel pomeriggio, c’era un’opera quasi completa. 
Per renderla perfetta ci stava lavorando già da due ore. Leggi tutto →