Archivio mensile: Gennaio 2015

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Non vi è nel mio cuore

Non vi è nel mio cuore emozione più forte nel sentirvi.
Ogni volta che vi leggo è un passato che torna.
Parliamo, cerchiamo e scopriamo le nostre radici, i nostri avi, il nostro passato.
No non è la curiosità che parla, è il sangue che urla, le radici che fremono
gli avi che gridano di gioia, felici din un incontro a cui la storia mai
avrebbe creduto.

….a John Digiovanni ed Anthony Brach

Alexander Louis Woking

La nostra porzione di mondo

Troppo spesso
cadi
nell’eccesso
di confondere
il ricco
col signore
il potente
col prepotente;
rammenta
che il successo
e lo star bene
auspicabili
a qualsivoglia
persona
devono coesistere
con l’esser
utili e necessari
alla nostra
porzione di mondo:
ecco il signore.

Amerigo Vespucci tra i visacci (I più votati di Prosa e Poesia)

Borgo degli Albizi porta il nome e conserva palazzi appartenuti a questa antica famiglia. Tra i tanti uno è conosciuto come “palazzo dei visacci” così soprannominato dal popolo fiorentino.
La lunga storia del palazzo annovera vari proprietari a partire da Rinaldo degli Albizi fino a Giovanni Altoviti; a Baccio Valori, esponente dell’Accademia del Disegno e bibliotecario della Laurenziana si devono, nel tardo Cinquecento, una serie di ampliamenti e rifacimenti con il probabile apporto di Giovanni Caccini cui si attribuiscono le quindici erme di “uomini scienziati”che ornano la facciata e alle quali si deve il nomignolo.

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Olocausto: filo spinato nel cuore

Ascoltami:
il filo spinato
nel cuore
provoca dolore,
hai travisato
la storia,
hai annientato
le menti,
hai martoriato
il soma
alle genti.

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A Colori

Siamo convinti che il mondo sarebbe più triste se non fosse a colori. Ma, c’è un ma.
Non tutte le città hanno gli stessi colori, alcune sono grigie, altre bianche, altre ancora bianche e grigie con qualche macchia rossa in mezzo al verde; ci sono città blu, quelle vicine al mare che le abbraccia e le circonda, città rosso mattone e città verde bosco. È raro vedere città coloratissime o addirittura schizzate, nel senso che una follia di colori le inonda. Eppure io l’ho vista e ne sono fuggito perché mi avevano accolto quasi urlandomi in faccia tutta la loro coloratura. Gli abitanti mi hanno raccontato che ciascun colore voleva avere più spazio dell’altro, tanto che se sulla facciata delle case, lo spazio conquistato era risicato, quel colore aveva lottato per ottenerne uno molto più ampio magari un metro più in basso.
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