Uscendo riprendiamo il nostro abito. Salutiamo Ninà, passando avanti al guardiano che con un gesto ci saluta, come per dire, ci vediamo più tardi. Usciamo da dove siamo entrati. Mi sembra, che l’abito sia quello giusto per questa splendida serata. Fuori dall’Officina, il silenzio della notte ci sorprende, solo i nostri passi echeggiando ritmano l’incanto. La Luna è un enorme specchio senza colpe, rubando più di qualche sguardo malinconico.
Piccola donna
Non fidarti mai grida la mamma.
Non fidarti mai grida papà.
Non fidarti ti vien detto da chi ti vuole bene.
Fai orecchie da mercante
Donna, piccola donna metti la gonna, la minigonna
Infili anche i pantaloni, siete milioni.
Capelli lunghi volano al vento.
Sei cambiata in un momento
Metempsicosis – L’Amore che non ho avuto (01)
Jack cominciò a sentire una leggera brezza sui piedi. Avvertiva un fresco estivo, quel vento che porta il sapore del mare in casa, quella sensazione di benessere salato dopo una giornata di sole; non capiva bene, era ancora in uno stato di dormiveglia e non riusciva a uscire dal sonno.
Cominciava a rendersi parzialmente conto del percorso fatto. Era come quando, svegliandoti al mattino, speri che il brutto evento del giorno prima non sia vero. Ma lo era, era tutto vero. E Jack smaniava in un letto fresco d’estate, in una notte buia di vita calda e di cene al molo con fiumane di gente immersa nell’estasi della vacanza.
Non riusciva a svegliarsi e continuava ad avere strane percezioni di mondi lontani evocati da ciò che forse era la realtà circostante, non riusciva a prendere coscienza del tutto, aveva paura.
Non sapeva cosa stesse accadendo, sentiva di essere in un luogo, forse di mare, una casa? Una casa al mare? Con chi? Dove? Perché? E più cercava una risposta più non riusciva a destarsi da quell’oblio di sottofondo che lo attraeva verso sé.
Com’era tutto diverso dallo spazio irreale del magma quantistico nel buco nero! Ma una cosa fu quasi subito chiara: era di nuovo un essere umano.
Era così familiare risvegliarsi in quelle vesti carnose, come quando si era svegliato dentro Stewart; immediatamente tutte le funzioni fisiologiche si erano fatte carnalmente presenti, un senso quasi di ritorno a casa, una piacevole sensazione mista allo stupore di quanto siamo potenzialmente meravigliosi.
Jack non capiva però perché tanta difficoltà a svegliarsi, perché quel sonno così sano e tendente al profondo. Raramente aveva provato questa sensazione, sulla Terra aveva avuto sempre un sonno precario e inquieto.
Quello sei tu
Chiudi gli occhi,
con la visualizzazione
ritrova il bambino
d’allora.
Prendi coscienza
della sua persona,
partendo
dalle manifestazioni.
Egli è gaio,
canta alla vita,
ti sei ritrovato,
quello sei tu.
Il Re di Maggio (15)
Al suo ritorno, Tabhoté sembra contenta, ha un sorriso che pare tutto un programma, da’ un’occhiata a Jules, come per dire, andiamo, mentre si dirigono verso il mio tavolo. “Ciao Jules”. “Ciao, senti noi andiamo da Giuliano e Cornelio vieni anche tu?”
“Non saprei, non è molto tardi, ma domani dovrei andare a lavorare e non voglio far notte”. “Anch’io dovrò andare a lavorare, ma è arrivato Servidio te l’ho già detto prima, penso che almeno un salutino possiamo darglielo”. “Si ha ragione Tabhoté, non è mica tardi, anche Servidio sarà un po’ stanco non credo si farà poi cosi notte fonda”. “Ok, però andiamo subito”. “Noi stiamo già andando”, rispondono unisoni pagando il conto alla Marzia.