Archivio annuale: 2014

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Ieri e oggi a Mirto

Ieri e oggi da tramite nel sentire disuguale , corroso, incendiato in questo adesso: il sole nel meriggio accerchia una collina in fiore e acclama versi, i cip cip, allietano l’aere di festanti cori saltellanti; di verde i muri in gechi alla sera, al fresco d’ombre. Intanto il mio cerchio stringe in respiri consunti e logori: sul far della sera sospiri, armonie, memorie e passi: alla piazza non più deserta ombre estive sedute a ricordare, al passaggio di voci che salutano in colori a festa! Ed è ancora la luce ad incendiare il giorno! Ed è ancora il mio io che s’abbandona al movimento alterno, al sì e al no, al capo che reclina e al labbro che s’inchina. Bevo dalle parole, socchiudo gli occhi al fumo, parlo tra il ieri che mi sussurra in attenti spifferi e l’oggi che irrequieto vocifera nella piazza di stranieri. Ingoio amaro e dolce, al tepore d’un nido non abbandonato, al caldo di una collina solitaria, tra erba e rovi, tra solitudini di silenzi muti erranti, tra la voce silenziosa del passato di visi e menti e cuori. Ingoio il pianto amaro, ingoio al deglutire saliva che di parole vuote ha in sé dono, ma presto andare via, solitudine fresca di malinconia, per sedere su di una panchina riscaldata dal sole ridente! Il mio viso non in ombra che muto mira, mira i vicoli, mira gli usci, mira e quieto in un canto si stringe. La solitudine appare sempre con il vestito dei giorni migliori!

Rita Vieni

Il venditore di orologi 2/2 (I più votati di Prosa e Poesia)

L’ometto ebbe un momento di sbandamento, capendo di essersi lasciato scappare una frase di troppo, poi riprese con coraggio: “Essì, il becchino! sono orologi di persone alle quali non servano più! Non c’è niente di male in fondo! Non è poi così grave!, ancora confuso non riuscivo a capacitarmi: “togliete gli orologi ai morti! ai morti!!, spero sia uno scherzo!” non sapevo se andare via di corsa o cercare di capirne di più, talmente assurda mi sembrava la situazione.

A sua volta Giuseppe sembrava parlare più a se stesso che a me:”…lui li compone nella bara, ma prima di chiuderla veramente…i parenti non se ne accorgano e poi ci sono gli incidenti…nessuno stà a controllare… tutti quei bei orologi…. sarebbe un peccato…..”, poi guardandomi “al morto l’orologio non serve! e se dopo la morte non c’è niente a maggior ragione e se invece c’è l’aldilà , chi è di la non vuole certo sapere che ore sono!, allora dov’è lo scandalo! A chi si fa del male!”.

Non sapevo cosa rispondere, balbettai “…è una cosa brutta ….”, “è una cosa brutta seppellire i morti con l’orologio! Con il fatto che ci sono affezionati! Si dovrebbero vergognare i parenti!, noi rimediamo, e poi…”, e qui l’ometto mi si avvicinò all’orecchio sussurrando suademente..:”pensi… a tutte quelle casse a vite, ai bilancieri, ai rubini, le viti senza fine e la sincronicità perfetta, capolavori della meccanica e dell’artigianato buttati, sepolti…”. Poi fece un passo indietro e con un mezzo sorriso mi fissò pensando di avermi portato dalla sua parte, io ero in silenzio non sapevo che dire..
Sbottai: “io non li voglio! Grazie!” e mi allontanai di corsa; da dietro sentivo l’omino che gridava:” lei non ama gli orologi!, ipocrita!, ipocritaa!.

La giovinezza consapevole

L’età in cui
si stabilizza
l’equilibrio
in ogni campo è la
giovinezza consapevole.

E’ il risultato
di quanto
s’è sentito
nel periodo
precedente.

Come preparazione
agli anni
che verranno:
domani, dopodomani,
sempre.

Grappoli d’uva

Poiché l’amore ricominci ,
ferma la sventura di ogni vana parola ,
ferma il tuo silenzio all’inizio di un altro destino ,
orizzonte non ancora visitato , mai dal cielo svelato ,

e poiché l’amore possa ricominciare,
cessa per un istante d’amarmi , non per sempre ,
sarebbe un addio ,
ma solo per un respiro di vento ,
poi ascolta il destino del nostro silenzio ,
e in segreto guardandoti nuovamente le mani ,
vedrai due vite che più di prima cercano attraverso una stretta ,
il loro infinito ,

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L’educazione

Dalla parola
dalla scrittura
dal gesto
s’esprime l’educazione nella relazione.

E’ la forma civica di rispetto
dovuta alla propria e all’altrui gente.