Archivio mensile: Novembre 2013

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Il Re di Maggio (08)

Ora, la mia mente è fredda, in questo momento, nulla potrebbe infiammarmi. Il mio pensiero si è fermato, lo sguardo fisso sulla rossa, mentre i suoni lontani, si spengono pian piano. Per descrivere il nulla, non vi sono parole appropriate. Nessuno riuscirà mai a raccontare il silenzio, i suoi motivi, le sue sensazioni, le sue ragioni. Alle volte, mi passa per la mente l’idea di mollare tutto, andarmene. Magari fare come l’eremita che muove i suoi passi, al lume della sua piccola fiaccola e della sua grande fede, sui monti solitari. Ma tutto ciò che sembra così facile, non è fattibile. Per certi oscuri motivi, non siamo concepiti per stare soli. In fondo, nemmeno Dio lo volle rimanere e creò tutto questo, per la gioia dei suoi fedeli, senza tralasciare gli altri.

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Mercoledì 15 agosto, ore 00:15

Mercoledì 15 agosto, ore 00:15
una giovane donna
mi fa “capire”
dove inizia e
dove finisce
il mio mondo
in questi giorni.
Il suo sorriso, la mia alba.
Il suo sguardo,
il mio sereno tramonto.

Ciacole

Subito dopo l’igienista, il dietista e l’estetista, c’è il parrucchiere, sebbene non in lista, occupa una posizione alta nell’elenco delle necessità  imprescindibili,  non solo nell’universo femminino, sebbene ad esso fino ad ora veniva erroneamente limitata la propensione a preoccuparsi della facciata. Nell’olimpo dell’apparire,  dove chi non si mostra non è, il parrucchiere,  ormai unisex, occupa un posto preminente.
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Metempsicosis – Un filo d’erba (01)

Silenzio, solo silenzio. Buio, assenza di percezione dello schema corporeo, uno stato di coscienza pieno e in serena attesa come se Jack fosse ancora su quella macchina.
Come se dopo la morte fisica ci fosse da aspettare uno smistamento di anime, sospeso in un fermo immagine, arroccato ancora nel non-evolvere.

Ad un certo punto un forte calore, come quando dopo il freddo intenso di montagna e neve si entra in un rifugio di caldo e camino; un afflusso di sangue percepito dal basso verso l’alto, una linfa dolce e nutriente che irrora di vita e di senso l’esistenza.

Questo sentiva e la paura adesso saliva. Ma era una paura umana. Non era differente da quando il medico gli diagnosticò un tumore maligno rivelatosi poi un nulla di fatto, quella sensazione di irrimediabile conseguenza, di tutto finito, di domande inespresse per il timore delle risposte.
E non c’era corpo. O meglio, si accorgeva di essere un unico corpo, era come se fosse in un sacco a pelo, ogni movimento era possibile solo all’unisono. E poi era completamente cieco, muto e sordo. Ondeggiava.
Tutto quello che poteva immaginare riguardo all’aldilà, tutto quello che era il bagaglio archetipico dell’uomo pareva lì non avere senso. Solo percezione corporea e, ogni tanto, una botta qua e là, senza ordine o ritmo, come spintonato in un tram.

Un incappucciato ondeggiante. Jack sembrava rilassarsi, il terrore stava scemando; quel cullare e quei piccoli tocchi, quel forte ancoraggio che sentiva alla base, quel senso di non essere solo. Tutto pareva Naturale, armonico, pacifico.

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La battaglia dei verbi | Il congiuntivo che fu

C’era una volta
il congiuntivo,
incubo degli scolari,
idolo dei pedanti,
fiore all’occhiello
dei puristi,
ora fu.

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